IO LEGGO FORTE - Dylan Dog / Dampyr (Il Crossover)



Da Wikipedia: "Un crossover (dall'inglese to cross over, ovvero "passare dall'altra parte") consiste nell'unire due o più ambientazioni diverse in un'unica narrazione. (...) Nell'editoria a fumetti, il termine crossover si riferisce a una storia in più parti, distribuite su collane diverse, che vede agire insieme personaggi che normalmente agiscono separati. L'espressione è tipica del mondo dei supereroi, ma non ne è esclusiva. Esiste, inoltre, un termine simile, team-up, che indica gli incontri tra supereroi o gruppi di supereroi però su un unico albo o, semmai, su più albi della stessa collana."

Perché questa introduzione? Per definire una volta per tutte quello che, a tutti gli effetti, è stato l'evento a fumetti di questa estate, con buona pace dei molti detrattori.
Quello tra Dylan Dog e Dampyr è il primo crossover di casa Bonelli, con un inizio su DYD 371 e una conclusione su Dampyr 209.
Entrambi gli albi sono già disponibili in edicola ed entrambi distribuiti con doppia cover componibile, iniziativa commerciale che ha scatenato commenti e critiche di ogni sorta.

 Ma non siamo qui a parlare dei meriti e demeriti di questa mossa, quanto, ed è quello che davvero conta, parlare della storia, il vero e solo nocciolo della questione.
A questo punto, lo dico subito, senza altri preamboli: l'esperimento è perfettamente riuscito.
Perchè quello tra l'Indagatore dell'Incubo e il Dampyr risponde, senza errore, a tutte le regole d'oro del crossover, quelle codificate in tanti anni di storie simili nel fumetto americano.
Due personaggi antitetici, il cui solo terreno comune è l'Orrore ma non il modo di affrontarlo, si vedono costretti a collaborare, per un obiettivo ben più alto e drammatico, trovando infine una sorta di comune intesa, garantendo loro il successo, dove dapprima c'erano difficoltà.
Difficoltà che, come appunto nella migliore tradizione del genere, vedono i due protagonisti, inizialmente, scontrarsi in malo modo.
La prima parte del crossover, quella contenuta sull'albo di Dylan, verte essenzialmente su questo.
Solo l'incipit, con Dylan in discoteca, incuriosisce il lettore (Ci ho visto un richiamo a Dopo Mezzanotte, ma sono suggestioni mie), per poi ritrovarsi da subito nel vortice di una frenetica azione, con l'entrata in scena di Dampyr e soci.
Il duro e pratico cinismo di Harlan Draka mal si sposa con la visione romantica dell'inquilino di Craven Road, cosi ecco che i due all'inizio si vedono di traverso, ma tempo di arrivare a metà albo ed eccoli allearsi, seppur di malavoglia, per affrontare la comune minaccia vampirica.
Minaccia che vede il nemico inseguito da Draka trovare un comune alleato in John Ghost, la nuova e ancora non del tutto sviscerata nuova nemesi di Dylan Dog, facendo cosi ritrovare al lettore un altro ben definito topos tipico di queste operazioni.
Ma quello davanti al quale ci troviamo è principalmente un albo di Dylan Dog, quindi gli scatenati Recchioni e Gualtieri ai testi non lasciano nulla al caso. Se da un lato l'azione tipica di Dampyr contamina l'apparente tranquillità che di solito permea le pagine del titolare, il lato romantico di Dylan e le battute di uno scatenato Groucho dominano la scena, inserendo poi una assoluta novità per la serie, una piccola divertente rivoluzione che non anticipo, ma che il lettore avrà il piacere di scoprire a pagina 62.
Difatti sarà proprio il lato romantico di Dylan a garantire il giusto twist alla storia, portandoci agilmente alla fine dell'albo e a quel sacrosanto "Continua su Dampyr 209".
A chiusa di una eccellente prima parte, poi, i disegni di un ispiratissimo Daniele Bigliardo, che sopratutto nelle sequenze notturne in chiaro scuro, ci restituisce un lavoro di assoluto prim'ordine, che da solo vale il biglietto della corsa.
Altro giro, altra corsa ed eccoci al succitato Dampyr 209. Qui avviene, come logico, l'operazione contraria. Boselli, cocreatore del personaggio, struttura l'albo come una classica avventura di Harlan Draka, con in più l'innesto di Dylan e Groucho in trasferta su di un'isola nelle Ebridi Scozzesi.
Anche qui nulla è lasciato al caso. Boselli dimostra di conoscere la creatura di Tiziano Sclavi ed ecco che la presenza di Dylan è una sorta di balsamico e surreale lenitivo alla durezza realistica che di solito caratterizza il mondo del Dampyr. I siparietti tra Groucho e Kurjak lo dimostrano appieno, evidenziando ancora una volta un altro punto della lista presa dall'immaginario manuale "Come scrivere un crossover". Riuscire a trovare la giusta alchimia tra gli eroi è un conto, ma creare il giusto terreno per far interagire le spalle (sperando che il soldato e la vampira non mi sentano etichettarli così) è tutta un'altra storia. Storia che anche in questo caso trova pieno successo. La trama è frenetica, ricca d'azione e rimandi alla Storia, quella con la S maiuscola, tutti elementi che i lettori di Dampyr ben conoscono. A questo si deve aggiungere Dylan, non storpiato o reso diversamente, ma pienamente caratterizzato e puro valore aggiunto. Non si anticipa troppo, ancora una volta, per non rovinare sorprese e suspence, ma c'è un punto su cui mi voglio soffermare, e che si ricollega in parte alla rivoluzione di cui ho accennato sopra, riguardo l'albo di Dylan.
Questo crossover non è un'operazione (solo) commerciale. Il lavoro dietro è  davvero di prim'ordine. Per capirlo basta leggere con attenzione le battute tra Groucho e il cattivo Lodbrok (a proposito: Lodbrok e Lagertha, inutile forse dirlo, ma faranno pizzicare i sensi di nerd a molti appassionati della serie tv "Vikings"): un paio di frasi, dal sapore quasi inquietante, sopratutto per i lettori di DYD.
E se la contaminazione narrativa non fosse abbastanza, sulle pagine di Dampyr 209 si è voluti andare maledettamente sul sicuro, facendo illustrare l'albo ad uno dei disegnatori cardine della trentennale storia di Dylan Dog. Al suo esordio sulla collana di Harlan, Bruno Brindisi fa sfoggio di tutto il suo talento, facendo davvero il paio con il collega Bigliardo in una ipotetica gara di bravura, in cui l'unico vincitore è il lettore che si ritrova ad ammirare le loro splendide, corpose tavole.


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Un esperimento perfettamente riuscito, lo definivo all'inizio, e lo ripeto ora
Un lavoro a più mani splendidamente coordinato, che ha saputo sfruttare appieno la forza iconica di due tra gli eroi più amati di casa Bonelli. Soprattutto Dylan, forte dei suoi 30 anni di vita editoriale, ha dimostrato una volta di più di essere il più duttile personaggio della casa editrice, ben sposandosi, quando sapute scrivere come in questo caso, ad operazioni del genere.
Operazioni che fanno leva su una voglia innata in tutti gli appassionati di avventure fantastiche, a fumetti e non. Quella voglia di far incontrare e scontrare mondi diversi, di mescolare idee e invenzioni narrative per vedere che succede e che si rifà, in fondo, a quando da ragazzini giocavamo insieme ai nostri eroi di plastica, facendoli picchiare e combattere assieme, senza copyright che tenesse banco.
Spero vivamente che la Bonelli ci proponga in futuro altri esperimenti di questo tipo.
Da lettore di fumetti e da amante della Fantasia, sarebbe il gioco più bello. 





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