RE-VISIONE - Wonder Woman


Ci sono film che ti mettono in uno strano stato di stasi. Una sorta di probante indecisione sul giudizio finale. Ci sono film che sono belli, magari hanno dei piccoli difetti, ma sono sostanzialmente delle belle pellicole. Ci sono film brutti, difficilmente salvabili o anche solo lontanamente difendibili.
E poi ci sono i film come Wonder Woman di Patty Jenkins, che ti costringono a fare l'avvocato del diavolo, che costringono la parte nerd di te a fare i conti con quella cinefila.
Ve lo confesso, scrivere questa recensione del film è stato per certi versi difficile, perché la pellicola sull'Amazzone della DC Comics è un coacervo di divertimento e punti di sospensione.
Potrei difatti chiuderla facilmente e definirla una pellicola d'intrattenimento ben fatta, che sa far trascorrere il tempo, che riesce, in quello che sinora è stato il panorama delle pellicole recenti tratte dai fumetti DC, il cosiddetto DC Extended Universe, a spiccare per facilità di coinvolgimento e narrazione. Il suo punto di forza è sopratutto la sua avvenente interprete, uno di quei rari casi di casting assolutamente azzeccato. Gal Gadot è Wonder Woman, al pari di quanto lo è stata Lynda Carter nella celeberrima serie tv d'antan.
Potrei dire questo e non sbaglierei.
Ma al tempo stesso non sarei minimamente onesto, non a monte di tutto il gran parlare che si è fatto di questo film.
Perché al tempo stesso la prima avventura cinematografica di Wonder Woman è anche disonesta, si prende gioco dello spettatore e della sua cultura.
Se si è appassionati anche solo un minimo di mitologia greca, infatti, non si potrà che provare fastidio nel sentire come lo sceneggiatore della pellicola si sia preso sin troppe libertà adattive nel comporre la storia delle Amazzoni, dalla nascita del mondo alla disfatta di Ares.
Non parliamo poi del volgare giochetto che si è messo in piedi per giustificare il fatto che, non potendo esplicitamente usare la Seconda Guerra Mondiale, già sfruttata dal Captain America della concorrenza, ci si sia allora rivolti alla Prima, mostrando però dei Tedeschi che come cattivi sono in tutto e per tutto simili ai nazisti.
E' una sorta di velo, e vi sfido a non seguire il film, soprattutto nel suo excursus storico, e non farsi imbrogliare, anche solo per un attimo, da questa cosa, da questo inganno contorto, mascherato in malo modo. Come che per l'americano medio l'unico modo per mostrare le Guerre Mondiali sia battere sempre sopra lo stesso chiodo.
A questo punto, però, interviene l'avvocato del diavolo di cui sopra.
La parte nerd chiede gentilmente la parola su quella cinefila e prova, arrampicandosi su un virtuale specchio, a difendere questi due punti.
Lo fa promulgando la tesi degli universi. Questo in particolare è l'universo dei film della DC Comics, a sua volta diverso da quello dei fumetti DC Comics, e sopratutto diverso dal nostro.
A questo punto, potremmo dire che, sforzando al massimo la nostra sospensione dell'incredulità, nell'universo della Wonder Woman cinematografica, esiste una mitologia greca, che differisce per alcuni elementi dalla nostra, così come la Storia. Magari in questo universo, buon per loro, c'è stata una sola Grande Guerra che è stata come un incrocio delle nostre due.
Qui l'avvocato del diavolo nerd torna a sedersi e risale sullo scranno il cinefilo.
Tutto giusto e la mozione ha il suo fine.
Ma c'è un punto, un perno universale, che quale che sia l'universo coinvolto, finisce per stridere con l'immagine stessa del personaggio.



Perché Wonder Woman è prima di tutto un personaggio femminista, sin dalla sua nascita, per mano dello psicologo William Moulton Marston e del disegnatore Harry G. Peters, nel 1941.
Un personaggio forte, indomito, indipendente che ha sempre dimostrato, come una bandiera, la forza, la grazia e la potenza delle donne.
Per questo, a monte della grande tradizione che continua sui fumetti e nell'immaginario popolare da 76 anni, molti, all'uscita del film in sala, hanno subito eletto il film come "inno femminista".
Non so che pellicola abbiano visto queste persone, ma non è assolutamente così, anzi.
Difatti, se guardiamo la pellicola attentamente, noteremo che il ruolo più significativo della pellicola è quello del co-protagonista maschile del film, il personaggio di Steve Trevor, interpretato da un convincente Chris Pine.
Praticamente, è il principe azzurro a dirimere la questione, ad essere motore per l'azione di questa sorta di favola supereroistica. Senza il suo intervento, il personaggio di Wonder Woman non avrebbe sviluppo e forse neanche quel briciolo di tridimensionalità. Persino lo scontro finale si risolve, seppur spettacolarmente, solo grazie all'atto coraggioso compiuto da Steve.
Quindi non siamo di fronte ad una eroina come la Ellen Ripley di Alien o la Sarah Connor di Terminator, donne che da sole dirimono la questione, l'uomo è solo complemento, mai soggetto.
Qui invece avviene proprio il più classico degli schemi, con le dovute varianti del caso.
Questa è forse la mistificazione peggiore del film, il punto che neanche con tutta la buona volontà del caso si può e si deve riuscire a perdonare.
Ma come detto, ed è qui che sta il dilemma iniziale, il film è al tempo stesso ben girato, ben interpretato e sa divertire.
Non siamo di fronte agli eccessi barocchi dei precedenti diretti da Snyder e nonostante l'ambientazione bellica, trasmette luminosità e ardimento positivo, non mette angoscia e scorre con un ritmo degno dei suoi 140 minuti. Si concede anche momenti di comicità leggera, con alcune battute che molti hanno visto come un tentativo maldestro di copiare lo schema vincente dei blockbuster della concorrente Marvel Studios.
Il successo al botteghino, anche per l'icona che è Wonder Woman, è quindi meritato, e sfido chiunque a non sentirsi fomentato dal geniale tema musicale realizzato per il personaggio, una delle grandi forze nascoste di questo film.


Insomma, e quindi a questo punto spero di avervi fatto capire il mio dubbio, come poter recensire un film che ha saputo divertire e farci sentire come presi per i fondelli al tempo stesso?
Come riuscire a coniugare la parte nerd con quella cinefila?
La soluzione forse è solo una: pensare che siamo di fronte ad una pellicola di semplice intrattenimento, di quelle che la parte nerd finisce per apprezzare a priori, magari non tanto da difenderla a spada tratta, e quella cinefila la vede solo con moderata, ma invidiosa, sufficienza.
Un film che fa della sospensione dell'incredulità la sua arma migliore, e da un film di supereroi è forse la cifra stilistica che ci dovremmo tutti aspettare.
Insomma, un film che poteva dare molto di più, che poteva essere la vera pietra miliare che i social tanto vanno millantando, ma che al tempo stesso, in compagnia di una bibita e di un pacco di popcorn vi porterà a rilassarvi e a fare il tifo per una eroina, vincente e che si spera col sequel assurga veramente al suo rango di icona puramente e fieramente femminista.

WONDER WOMAN
diretto da Patty Jenkins
con Gal Gadot e Chris Pine

Disponibile a noleggio e in digital video e in vendita dal 12 ottobre 2017

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