RE-VISIONE - Alien Covenant


Tra i tanti mostri che albergano il grande schermo, con le loro suggestioni, i sudori freddi che il loro apparire porta con sé, lo xenomorfo di Alien è quello che ho sempre trovato più viscerale, inquietante.
Ancora oggi, mentre con altri characters, che negli anni della formazione, sia come ragazzo che come cinefilo, sono stati essenziali (Freddy Krueger, per citarne uno a caso) tutte quelle sensazioni sono andate naturalmente ad affievolirsi, giusto un sano brivido di rispetto lungo la schiena durante i tanti rewatch di questo o quel film, quella perversa soggezione data dal mostro nato dal pennello di H.R.Giger non è mai venuta meno.
Totale sottomissione come spettatore, salto sulla poltrona all'aggressione del Facehugger a John Hurt, rimango impietrito nella famosa scena della cena e quando Bill Paxton urla "Vengono fuori dalle fottute pareti!" sento l'adrenalina della preda scorrere a fiumi.
Non va di certo meglio con i capitoli successivi. Per capirci, nonostante il loro comune denominatore trash, persino nei due Alien vs. Predator ho provato dei brividi all'apparire della Bestia, e sì che nel primo ci recita pure Raoul Bova!
Scherzi a parte, vi lascio immaginare con che apprensione ed eccitazione accolsi nel 2012 la notizia dell'uscita di Prometheus.
Non pareva vero: Ridley Scott tornava sul luogo del delitto per raccontarci l'antefatto, per spiegarci come quelle uova erano giunte su quell'astronave ammarata, su come era nato tutto.
Ma qualcosa andò storto, almeno nelle aspettative. Perché Scott la prese da davvero molto lontano, ci portò a bordo della Prometheus su un pianeta, un pianeta mortale nel quale però mancava qualcosa.
La regia impeccabile, la sceneggiatura un po' meno, gli effetti speciali inquietanti, ma non c'era lui: non c'era l'Alien. Ce ne viene mostrato solo una sorta di contorto assaggio, ma niente altro.
Le proteste furono molteplici, le delusioni lanciate nel mare magnum di internet da tutti quelli che non avevano saputo cogliere il progetto sotterraneo di Scott.
Perché Scott su questo prequel di Alien ha un piano, ha avviato la narrazione di un discorso più ampio. Scott ci ha chiesto un atto di fiducia che non siamo stati molto entusiasti di concedergli.
Come se non bastasse a rovinare questo quadretto, ci si è messo pure Neil Blomkamp, il regista di District 9, ad incoraggiare questa sorta di malcontento. Difatti ha dichiarato a più riprese di avere un suo personale progetto su Alien, con tanto di bozzetti, tutti molto interessanti. Blomkamp poi ci vuole anche mettere del coraggio e annullare con il suo film quanto visto nei capitoli 3 e 4 della saga e riprendere esattamente dalla fine di Aliens - Scontro Finale.
Insomma, se tutto andasse come vorremmo o come avrebbe voluto il buon Neil, oggi avremmo due visioni dello xenomorfo. Ma Ridley Scott non è d'accordo e lo mette in chiaro.
Alien è la mia creatura e ora solo io ho il permesso di metterci le mani.
E quella che pare una dichiarazione di guerra al pubblico trova conferma nel secondo film di questa trilogia prequel: Alien Covenant.


Il titolo lo dice chiaro: volete l'Alien? E io vi darò l'Alien!
E quel Covenant? Quello è il nome dell'astronave dei malcapitati protagonisti.
Come? Ma anche Prometheus era il nome dell'astronave. Vuoi vedere che...
E difatti Covenant è il sequel di Prometheus, ne riprende il filo ricollegandosi ad un certo punto al finale del primo capitolo.
Lasciate che vi dica una cosa, prima che, arrivati a questo punto, possiate equivocare: io sono uno di quelli che ha apprezzato Prometheus. Che ha saputo vedere oltre gli evidenti limiti di una sceneggiatura lacunosa su certi punti (difatti in questo secondo film c'è stato un cambio degli sceneggiatori e la differenza si nota) e ha colto il disegno che Scott vuole portare avanti.
Ma torniamo a Covenant.
Covenant è un film con l'Alien, ve lo confermo subito.
Lo xenomorfo appare, la figura è ancora ibrida e i momenti di terrore sono quelli che ci si aspetta da uno che sa quello che fa dietro la macchina da presa come Scott.
C'è sangue e morte come da copione. Ma sono anche i momenti meno incisivi del film.
Sono quelli in cui Scott mette mestiere, ma non cuore.
A dimostrazione, basti la tanto criticata scena della doccia, quasi un voluto omaggio a Hitchcock, nell'uso delle inquadrature e dell'ambiente. Come solo uno come Scott saprebbe fare, appunto.
Pare quasi una sorta di dichiarazione di guerra da parte sua. Avete voluto l'Alien e io ve lo mostro. E lo faccio nel più schematico dei modi, mettendo cioè in scena tutto quello che vi aspettate di vedere. L'equipaggio, mai reso così banale e semplice carne da macello, che cade come le tessere di un domino, la Bestia che li falcia con ferocia e alla fine sarà la classica eroina (la convincente Katherine Waterston vista in Animali Fantastici e come trovarli) a lottare contro di esso in uno scontro adrenalinico, spettacolare ma anche carico di una sorta di stanco deja-vu.
Il film invece si anima di senso, e lo si nota dai toni, dai tempi e dalla fotografia, quando in scena c'è la trama propriamente detta, quella che riguarda il seguito di Prometheus.
Ritroviamo David (un istrionico Michael Fassbender), scopriamo il destino della Dottoressa Shaw e ci viene mostrato il frutto della ricerca ossessiva di un senso alla propria meccanica esistenza da parte dell'androide, novello Prometeo che vuole rubare nuovamente il fuoco agli dei.
Solo che stavolta non è il fuoco della consapevolezza, quanto quello della morte, con il suo fascino, con le sue leggi, che l'uomo non riesce a vedere o comprendere.


Ed è in quelle scene che ci appare chiaro: il film doveva intitolarsi semplicemente Covenant.
L'Alien si è rivelata una trappola per attirare le mosche al miele.
Perché quello che vuole raccontarci Scott è come nasce l'arma più letale dell'universo.
Ce lo vuole raccontare partendo da noi, dalla nostra insana voglia di potere sulla vita, su una sorta di biblico senso di sopravvivenza che si fa oltre, che trascende a tal punto da corrompere anche il codice binario di una macchina, di un androide.
Covenant narra dell'evoluzione di questo processo, la storia è quella di David, non dello xenomorfo.
Coventant porta avanti il processo di costruzione e perfezionamento di un'arma, prende quello che era il progetto originario dei misteriosi Ingegneri e lo trasforma ancora, lo porta alle estreme conseguenze, in una lotta contro un Dio forse troppo fallace. L'uomo è solo una cavia per qualcosa di più grande, di più ambizioso. Un creare nuova vita che porta nuova morte.
Allora, una volta compreso questo, capisci che le critiche al film, alla sua uscita in sala, forse erano troppo prevenute, non avevano anch'esse colto il disegno.
Una volta partiti i titoli di coda, con un cliffhanger persino più ampio e terrificante di quello della prima pellicola, la fiducia in quello che Scott sta costruendo personalmente si rafforza.
Voglio credere in questo racconto e vedere dove ci porterà.
Il mio consiglio quindi è di non perdere Covenant, di guardare oltre la patina  e di farvi affascinare da un bel racconto di fantascienza. Per quelli che invece vogliono semplicemente vedere l'Arma in azione, che sono interessati solo all'uso ma non alla costruzione, consiglio di recuperare il cofanetto con la saga primigenia, almeno sarete sicuri di non rimanere delusi.


ALIEN: COVENANT
Già disponibile a noleggio, sugli store digitali e in vendita dal 14 settembre

Con: Michael Fassbender, Katherine Waterston e Billy Crudup
Regia di Ridley Scott

Commenti

Post più popolari