IO LEGGO FORTE - Tex N° 683 (La prigioniera del deserto)


Un mese fa, su questo blog, vi parlavo de "Il Ritorno di Lupe" (trovate la recensione a questo link: https://ilnerdastro.blogspot.it/2017/08/io-leggo-forte-tex-n-682-il-ritorno-di.html )

Sul finale scrissi questa frase: "La storia difatti termina all'apice del climax, ponendo le basi per un proseguo del racconto che, al pari del primo, si spera saprà inchiodare il lettore alla pagina e alla lettura serrata."
Una frase che, lo ammetto, era venata di paura. Perché c'era il serio rischio, e chi frequenta con assiduità la lettura inedita mensile texiana lo sa bene, che un potente incipit si potesse poi concludere in una non adeguata conclusione, solitamente castrata da questa politica editoriale degli albi a cadenza completa, con le storie divise in due, massimo tre albi.
Accade così spesso da essere purtroppo quasi consuetudine.
Ed invece Boselli e Piccinelli hanno saputo ricreare e mantenere le promesse e le aspettative.
"La prigioniera del deserto" non scalfisce in alcun modo l'ottimo lavoro introduttivo fatto con l'albo precedente.
Lo sceneggiatore confeziona uno dei suoi lavori migliori, non sprecando una sola tavola, una sola vignetta.
Non affretta i tempi, Boselli. Così ecco che nelle prime 31 pagine si prende la briga di proseguire con i flashback, stavolta riguardanti la sola Lupe e il suo destino. Il racconto è articolato, e sviluppa a dovere personalità coinvolte ed eventi. Al termine, inizia l'avventura di Tex e dei suoi pards, che li porterà nuovamente su territori familiari per il Ranger.
Non posso e non voglio anticipare nulla sul plot, la missione che i nostri andranno ad affrontare su richiesta della giovane trovata moribonda nel numero precedente merita di essere letta ed assaporata appieno.
Posso però dirvi che troverete dialoghi corposi, personaggi ben costruiti, sequenze d'azione calibrate, che non si dilungano in sin troppe pagine fatte solo di "BANG!" e anche interessanti ed architettati  colpi di scena.
Non staccherete neanche per un attimo gli occhi dalla lettura e dalle bellissime tavole di Piccinelli, che non tradisce il suo talento, anzi lo rafforza. Il dettaglio del suo disegno è innegabile e le sequenze alle pagine 46-47 e 66-67 dimostrano, con un ritmo e una cadenza cinematografici, che l'attuale copertinista di Zagor sa come costruire il dinamismo di una scena.

Come ho detto prima, Boselli non ha sprecato una sola tavola o vignetta. Lo dimostra il parallelo tra pagina 95 di questo numero e le pagine 61-62 dello scorso.
Forse, i più pignoli potrebbero avere a dire che la storia avrebbe meritato un pugno di pagine in più, e sarei anche d'accordo, ma il tono del climax finale è tale da chiudere definitivamente la faccenda, e quindi si può anche perdonare che l'epilogo sia relegato alla sola ultima pagina dell'albo.
Un lavoro davvero impeccabile, quindi, una storia che rimarrà tra le migliori dell'attuale corso texiano, e non solo, a parer mio. Se non l'avete ancora fatto, correte in edicola ad acquistarlo e recuperate l'albo precedente, "Il ritorno di Lupe".
Il mio consiglio è di leggerli uno di seguito all'altro. Vi ritroverete davanti ad una narrazione ad ampio respiro, di quelle che emozionano e coinvolgono, che nulla avrebbe ad invidiare ad un film hollywoodiano, un racconto western degno del suo protagonista.

Mi concedo il voto massimo: 10!

Commenti

Post più popolari