RE-VISIONE - Spider-Man Homecoming


Esiste qualcuno che non conosce Spider-Man? Appunto.
Per questo, ho deciso di partire parlandovi del vero motivo per cui "Homecoming" è un ottimo film sul personaggio.
Perché riesce finalmente, al terzo tentativo su grande schermo, a mettere in scena quello che è il cuore del Ragno, ossia il ragazzo sotto la maschera, Peter Parker.
Tobey Maguire, interprete della trilogia di Raimi, è stato un Peter che ragionava per simpatia più che per vera empatia. Un loser a cui si finiva per tifare per cortesia.
Andrew Garfield, quello degli Amazing, era un completo disastro. Talmente lontano dal personaggio che era a tratti imbarazzante. Troppo sfrontato e troppo vincente, paradossale e mai nella parte, anche e soprattutto per questo ne sono venute fuori due pellicole al limite del cattivo gusto.
Arriviamo cosi a Tom Holland, giovane attore di 21 anni, ma perfetto come quindicenne, qui in quello che potrebbe essere il ruolo della svolta col grande pubblico.
Holland è il miglior Peter di sempre.
Lo dico subito, senza tergiversi.
Perché. grazie anche ad un ottima sceneggiatura, riesce a dare corpo alla vera essenza del personaggio.
Leggetevi le prime storie di Spider-Man, quelle di Lee e Ditko. Ritroverete in quelle pagine lo stesso Peter del cinema.
E' uno sfigato, certo. Ma come lo è ognuno di noi.
E' uno che cerca di fare la cosa giusta, pur finendo per ottenere più dolori che trionfi.
E' uno che nel momento in cui scegliere, sceglie il sacrificio, sceglie di votarsi a qualcosa di alto, nonostante questo gli possa anche costare tutto.
E' giovane, simpatico e affronta le battaglie a suon di battute, è pieno di ardore e anche di un pizzico di superbia, tipica di quell'età. Ma quando arriva il momento di capire la lezione, Peter incassa la batosta e seppur malconcio si rialza e riprende la sua lotta.
E' ancora un frutto acerbo, destinato, come tutti, a maturare nel tempo, perché nessuno nasce con la risposta giusta.
Tutto questo è Peter Parker, e tutto questo, finalmente, lo vediamo sullo schermo.
I cosiddetti puristi si arrampicheranno sugli specchi, attaccandosi ai tanti cambiamenti presenti, dal Flash indiano arricchito alla Zia Maxy sexy passando per il costume super tecnologico, in quella che è a tutti gli effetti una versione aggiornata del personaggio, inserita alla perfezione nel Marvel Cinematic Universe.
Non vedrete il morso del ragno né la morte di zio Ben (niente "Da un grande potere derivano tante responsabilità", sorry, anche se nulla toglie possano arrivare nei sequel come flashback) e francamente non si può che apprezzare.
Perché come ho scritto nell'incipit, chi è che non conosce Spider-Man?
Dopo l'introduzione in "Civil War", era doveroso un film sul personaggio, un suo personale ingresso nel MCU, ma al tempo stesso, a differenza di tutti gli altri eroi, non era necessario, ancora una volta, introdurci tutto dall'inizio.
Si parte direttamente da ciò che è stato mostrato nel terzo Captain America, ci si ricollega al primo Avengers, e si prosegue per la strada narrativa che ci porterà al gran minestrone con tutti i supereroi Marvel assieme.
I cambiamenti apportati possono non piacere, è lecito.
Ma al tempo stesso, il Ragno è da sempre un personaggio talmente duttile che se ne possono raccontare milioni di versioni diverse, basta solo centrare quel solo, singolo, importantissimo punto.
Peter Parker, esatto.

Il film è ricco di trovate, ritmato, mai noioso.
L'elemento soap opera, da sempre cifra stilistica del fumetto, è pienamente rispettato, anche se un pizzico ingenuo, quasi da commedia anni '80, ma totalmente funzionale alla storia, così come il fiume di citazioni alla mitologia del Ragno, in primis quella sull'emozionante parte finale che da sola vale il biglietto per qualsiasi nerd.
Il cast di supporto poi è davvero la più che proverbiale ciliegina sulla torta.
Michael Keaton è uno dei migliori villain di sempre. Un Avvoltoio magnetico ed inquietante il giusto, destinato a vincere a mani basse sulla concorrenza.


Marisa Tomei è tanto bella quanto assolutamente credibile nei panni della zia di Peter, amorevole come una madre e moderna, nel suo stare accanto al nipote senza soffocarlo.
Robert Downey Jr. riesce in quello che sa fare meglio, rubare la scena. Ma appare quando serve, senza strafare, prezioso e ben calibrato Deus Ex Machina.
Dovrei parlare anche di Zendaya, dato che interpreta uno dei giovani comprimari meglio riusciti della pellicola, ma vi lascio il piacere di scoprire da soli il perché non si può dire più del necessario.
Siamo alle note finali, quelle del voto, e non può che essere un voto alto, più che meritato.
9+
PS: resistete, come consuetudine coi film Marvel, sino alla fine dei titoli di coda. Stavolta ne vale davvero la pena, credetemi!

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