RE-VISIONE - IT (2017)


IT, oppure l'insostenibile leggerezza del galleggiare.
Del galleggiare nella memoria, intendo.
Perché questo nuovo IT è un film che, più che di paura, si nutre di memoria.
Quella stessa memoria complice di quando ragazzini abbiamo provato i nostri primi innocenti brividi, le nostre prime cotte, cinematografiche e non solo.
E' un richiamo a quel tempo in cui i nostri primi film, visti in TV o in VHS, ci hanno introdotti lentamente ad un mondo emozionale puro, perfetto anche nella sua imperfezione.
Pellicole come I Goonies, con quel misto di giovane e adulto al tempo stesso, quei film pensati per ragazzi ma che sottilmente ti facevano sentire grande.
E ancora oggi riportano a quel tempo, magicamente, cristallizzano un istante, fatto di giornate sulla bici, di quei dolci mangiati guardando i cartoni animati, di amicizie vere, quelle più importanti.
IT di Andy Muschietti è questo, è una pellicola generazionale per i ragazzi di oggi, è il frutto stilistico di un genere nato negli anni Ottanta e che agli Ottanta si rifà, chiudendo il cerchio.
Come di recente con la serie Netflix Stranger Things, ma applicato al cinema.
Con quest'ultima IT ha molto in comune, non solo perché uno dei ragazzini protagonisti appare in entrambe le produzioni, ma anche perché vive di quello stesso moto nostalgico, solo che Muschietti lo usa come contorno e non come base bonariamente ruffiana per imbastire tutto il resto.
Perciò, da cultore del genere posso dire che IT è un film fatto veramente bene.
Ha solo un problema: il titolo.


Si sarebbe potuto intitolare "I Goonies 2 - Ricordo di un'estate" e sarebbe andato bene lo stesso.
Perché in questo film del romanzo omonimo di Stephen King c'è poco o nulla.
Non c'è inquietudine, non c'è tensione, non c'è manco l'ombra della profonda stortura delle cose che anima la lettura del libro.
I puristi di King andranno a trovarsi in una sorta di limbo: da una parte alcuni fedelissimi rimandi fatti di dettagli e di scene ricreate ad arte, dall'altra omissioni e modifiche non necessarie e talmente "sbagliate" da non avere senso.
Prendete il cast dei Perdenti, semplicemente perfetto. Quei ragazzini sono loro, nessuno escluso.
Su tutti si staglia la Beverly di Sophia Lillis, assoluta rappresentazione della sua controparte cartacea, di quella prima cotta che mai dimenticherai, ma anche gli altri non scherzano mica, bravi tutti.
Sono i ragazzini immaginati da King, sia che andiate a ripescare IT, sia che vogliate risalire sino alla prima stesura di quei personaggi, ossia il racconto "Il Corpo", che poi avrebbe ispirato Stand By Me - Ricordo di un'estate (da qui la mia citazione nel titolo fittizio di prima).
Ma la Derry del film non è Derry, non ha quel senso di marcio che permea la cittadina letteraria, non comunica mai quella sottile coltre di soffocante malvagità che ne costituisce le fondamenta, che solo il cuore puro dei Perdenti può riuscire a dissolvere.
Non ci riuscì la becera miniserie del 1990 ad essere fedele, non ci riesce neanche il film del 2017.
Muschietti la cita in un paio di scene ed è innegabile che se il mito di quella versione televisiva è riuscito a sopravvivere per 27 anni è grazie all'interprete di Pennywise, il magistrale Tim Curry.
Il suo clown era proprio questo, un pagliaccio che dietro il sorriso nascondeva i suoi denti da squalo.
Aveva in sé quella nota di perverso, celata dai modi buffi, che lo rendeva inquietante, al punto tale da reggere da solo tutto il disastro di trasposizione che aveva intorno.
Il Pennywise di Bill Skarsgård è invece solo mostruoso, sin dalla sua prima apparizione.
Non lascia dubbio, non crea contrasto di sorta: il suo scopo è far salire un leggero brivido ai moderni giovanotti di oggi, non vuole rassicurare, vuole solo agguantare la preda.
Proprio come un mostro, proprio come quel genere di minaccia che ti aspetti di vedere in un film per ragazzi. E' come il demogorgone, ma vestito da clown, ne più né meno.
Per quello che è il risultato finale, per essere un sapiente e nostalgico film di genere, non lo classificherei neanche come pellicola horror.
A parte abusare in maniera sistematica del cosiddetti jump scares, i salti dalla poltrona improvvisi, che però a lungo andare diventano telefonati, non sentirete mai la tensione salire, non avrete paura di guardare dietro un angolo buio, pensando che IT possa esservi in agguato.


Perché non è lo scopo del film, in senso stretto, e lo si poteva intuire già dai trailer.
I brividi sono leggeri leggeri, ci fanno sentire grandi, riportandoci a quando eravamo piccoli.
E cosi ritorniamo all'inizio.
Al nostro andare con la mente a quando e quanto abbiamo amato film di questo tipo e a come ci sentiamo ancora una volta prigionieri di quella magia, di quel senso di vittoria che anima noi e i protagonisti della storia quando sconfiggono il cattivo, mostro o altro che sia, quando finalmente sentiamo di essere cresciuti, ma mai troppo per non ricordarci di quell'emozione.
Questo film è solo il capitolo uno, però.
Si sta già lavorando alla seconda parte, quella riservata al match di ritorno coi Perdenti diventati adulti. A questo punto il dubbio sale, così come la curiosità.
Capire come si svilupperà la trama in una pellicola in primis ambientata ai giorni nostri, tenendo anche conto delle tante modifiche alla trama che inevitabilmente si andranno a rispecchiare sul seguito. Mettendo sul piatto della bilancia che stavolta il giocare sulla memoria non potrà essere un'ancora di salvezza o peggio, una giustificazione al tutto.
Ma non corriamo troppo, c'è tempo.
Adesso è il momento di godersi questa pellicola, un instant classic di pura e viva nostalgia.
Nostalgia nella quale galleggiamo, galleggiamo tutti...

Voto finale: 8


IT, di Andrés Muschietti
con Bill Skarsgård, Sophia Lillis, Jaeden Lieberher, Wyatt Oleff, Jeremy Ray, Finn Wolfhard, Jack Dylan Grazer, Chosen Jacobs.
Tratto dal romanzo omonimo di Stephen King

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