RE-VISIONE - Blade Runner 2049


35 anni.
Tanti ne sono passati dal primo, immortale Blade Runner.
Un film che ha fatto epoca, che ha segnato una pietra miliare del genere e tutti i soliti bla bla che questo concetto si porta dietro. Tutto esatto, tutto santo.
Perché il film sui replicanti di Ridley Scott portava in sé e ampliava i concetti messi su carta da Philip K. Dick, lo faceva con una di quelle maestrie degne della leggenda che oggi si celebra.
La costruzione di un tempo futuro che avrebbe rivisto e riscritto le regole di uno stile visivo, ancora oggi fonte di lezioni di cinema.
A questo punto, lo stato d'animo planetario che ha accompagnato l'uscita di questo sequel, perchè Blade Runner: 2049 questo è a tutti gli effetti, era ampiamente giustificabile.
Un miscuglio non ben precisato di paura, curiosità e rabbia.
Troppe volte, altri capolavori erano stati mercificati, resi ridicoli da seguiti non necessari che ne avevano inquinato il senso, la logica, la statura morale.
Quindi, perchè con Blade Runner doveva essere diverso?
Ma come sempre dovere e possibilità sono due facce della stessa medaglia.
E Blade Runner 2049 lo fa, si concede il lusso di essere diverso.
Si concede quel minimo di gloria artistica, tale da non far partire la folla urlante con torce e forconi.
Lo fa grazie ad un mirabile lavoro di regia, di fotografia e scenografia, davvero di altissimo livello.
Ha lavorato di fino, Denis Villeneuve, ha cesellato una visione di tutto rispetto per quel mondo creato 7 lustri prima da Scott.
L'ha fatto con una composizione dell'immagine, dipinta con arte in ogni dettaglio, ci ripresenta quel mondo, plausibilmente uguale ed ampliato, ci mostra il mondo del 2019, trent'anni dopo, con lunghe, panoramiche inquadrature, spettacolari nel loro perdersi oltre la linea dell'orizzonte.
Una perfezione tecnica affascinante, rinnovata negli effetti e nell'impronta, con solo poche aggiunte personali, tipo il gioco cromatico a 3/4 del film con quel rosso vermiglio, in contrapposizione all'eterno blu scuro della città, ancora perennemente sotto la pioggia, o sotto una neve che pare quasi cenere, altro elemento di novità, poetico e azzeccato.
Villeneuve poi dimostra padronanza della scena, con una regia dinamica, che indugia sul dettaglio quando serve, che sa costruire un discorso visivo e impostarlo per far risaltare la performance degli attori, tutti diretti con mestiere e capaci di dare il meglio.
Persino il lasciare a briglia sciolta un Jared Leto forse una leggera spanna troppo caricato, per quanto funzionale al ruolo, sa del frutto di una scelta registica pensata e non lasciata al caso.

Quindi in buona sostanza, Blade Runner 2049 è un bel film.
Un bel film da vedere, ma non altrettanto da amare.
Non di quell'amore che ancora oggi permea il primo, non di quell'amore capace di conferire memoria futura.
Perché, per quanto ben confezionato, questo film compie l'atto più infedele, quello più volutamente traditore: creare la strada per dare piena vita ad un franchise. Non si accontenta di aggiornare un discorso, si prende la briga di aprire tanti varchi, troppi per rimanere indifferenti, per poter successivamente continuare a raccontare altro, ancora e ancora.
Commercializzare una poesia, sino forse ad ucciderla del tutto.
Perché questo piccolo gioiello ha un'impurità difficile da nascondere, una trama che affastella momenti, dialoghi a tratti troppo altisonanti, una costruzione dei personaggi che non porta troppo oltre la bidimensionalità dei loro stessi caratteri.
Persino quello che è il senso migliore trasmesso dal film, la femminilità in tante sue sfaccettature, virtuali, di comando, di forza e passione, finisce alla lunga per perdersi dietro a figure troppo poco definite e troppo poco originali per acquisire un qualche voluto peso.
Tutto è costruito al millesimo per non intaccare quanto detto in precedenza, perciò no, non vi verrà svelato se Deckard è o meno un replicante. Si riallaccia a quei personaggi tanto amati, compresa Rachel, per portare il tutto avanti, senza rovinare nulla.
Ecco, se posso racchiudere tutto questo in una parola, quella sarebbe: inoffensivo.
Questo film è profondamente inoffensivo, privo di una emozione da trasmettere che non vada oltre la vista o l'udito, quest'ultimo solleticato da una colonna sonora efficace e senza sbavature.
Non comunica niente, solo il calcolato obiettivo di continuare alla prossima puntata, che sicuramente arriverà, dato che si prospettano sostanziosi incassi.
Non provoca danno, non minaccia niente. E' solo una mera constatazione che anche Blade Runner è pronto ufficialmente per essere commercializzato e, forse in futuro, persino cannibalizzato.
Unica consolazione, dietro tanto innegabile virtuosismo, è che poteva andarci peggio, e di molto.
Quindi per questo, forse rincuorato, forse speranzoso, nonostante tutto, che mi sento di essere assolutamente positivo nella mia valutazione.
Mi sento di consigliarvelo senza errore, da non perdere in sala, per godere appieno dello spettacolo registico che offre, a patto di ripassare il primo capitolo prima di andare, di vederlo se non lo si è mai visto, altrimenti questo nuovo film suonerebbe sin troppo pedante da seguire, nei suoi 160 minuti.
Anzi, vi suggerisco anche di cercare su YouTube i tre corti prequel realizzati apposta per questo film. Li troverete senza problemi sulla pagina SonyPicturesIT, doppiati in italiano, utilissimi per partire con alcuni piccoli concetti, per entrare sin da subito nell'orbita del racconto imbastito.
Perché, l'unico modo per non demonizzare questo film è capirne sin da subito il senso.
Il senso dei soldi, del commercio.
Perché gli androidi sognano pecore elettriche, ma gli umani, sempre comunque, solo il denaro, virtuale o meno che sia.
Non è un capolavoro, ma a suo modo è una pietra miliare.
Una pietra miliare dei sequel fatti bene.
Avanti cosi, allora, in attesa del prossimo ritorno al futuro di Blade Runner.

BLADE RUNNER 2049
Diretto da Denis Villeneuve
Con: Ryan Gosling, Harrison Ford, Jared Leto, Ana De Armas, Robin Wright

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