CIAO RATMAN!


"..."
"Bravo Piccettino. Mi pare una bella frase, per chiudere degnamente questa lunga avventura!"
"In realtà, io avrei qualcosa da dire".
Il Supereroe si volta, mi guarda.
Sto lì seduto sul cornicione, poco distante da loro, tra le mani tengo una copia di Rat-Man #122, l'ultimo numero della serie.
Guardo oltre la fila di grattacieli della Città Senza Nome di fronte a me.
"Grazie...", dico improvvisamente e mi volto verso di lui.
Lui restituisce il mio sguardo e replica:
"Non ho fatto nulla!"
"Hai fatto tutto.."
Rimaniamo così in silenzio per qualche altro minuto, non vorrei dire nulla, l'unico suono è il frusciare del suo mantello al vento, ma devo rovinare quel momento d'imbarazzo, è necessario che io lo faccia.
"Ci sei sempre stato per me in questi ultimi diciannove anni. Ricordo ancora la prima volta che ci siamo incontrati."
Lancio un sospiro, perché ho bisogno di ritornare ancora una volta a quel tempo, a quelle sensazioni, alla prima volta che mi sono innamorato della comicità di Leo Ortolani.
"Complice fu il Ragno. No, non il TUO Ragno, ma quello della Marvel. Ricordo ancora le vignette sull'inserto redazionale in coda alle pagine dell'Uomo Ragno. E ricordo ancora la piccola pubblicità e la copertina di Rat-Man Collection #2, quella dove sei sul palmo della mano di Destino. C'era qualcosa in quell'immagine che mi colpì, non so dire bene cosa ma ne rimasi folgorato."
Rat-Man sorride a quel ricordo, un sorriso che mi esorta a continuare il mio racconto.

"Fu così che, il primo giorno delle scuole superiori, giovane studente che ogni giorno viaggiava per frequentare il Classico, alla ricreazione, andai alla fumetteria vicina al Liceo e usai i soldi per la merenda per prendere il mio primo Rat-Man. Lo vidi lì, sul bancone. Rat-Man #2. C'era anche il numero 1, con il mio adorato Uomo Ragno in copertina (sono vecchio dentro, per me sarà sempre prima L'Uomo Ragno e solo dopo Spider-Man), ma niente. Volevo espressamente il numero 2, quello con Destino. Lo lessi sulla via del ritorno sul pullman, incurante delle occhiate stranite di chi mi guardava ridere da solo, piegato in due ad ogni pagina, ad ogni gag.
Decisi in quel momento che sarei stato un Rat-Maniaco per la vita, e il giorno dopo andai a comprare anche il #1 e poi mano mano mi rimisi in pari, dandomi ritualmente appuntamento in edicola ogni due sacrosanti mesi per il nuovo numero."
Faccio una pausa, non studiata o altro. Semplicemente mi limito ad osservare come il vento si diverta a sfogliare per me le pagine del volumetto che ho tra le mani.
"Ci sei sempre stato, dico sul serio. Ci sei stato anche nel momento più difficile. Ci sei stato anche quando è morta mia madre. Lo stesso giorno in cui usciva nelle edicole Rat-Man #42"
Appoggio il fumetto nello spazio tra di noi e ritorno con la mente al giorno del funerale.
Per ragioni che ben si possono intuire non aprii l'albo appena comprato quel giorno ferale, prima di tornare a casa e scoprire che dovevo dire addio alla persona più cara al mondo, così rimase lì, sulla scrivania della mia camera. Naturalmente triste ed arrabbiato col mondo e con Dio per avermela portata via, mi stavo vestendo per andare alla messa, quando l'occhio cadde, dal riflesso sullo specchio, sulla copertina di quel numero, con Rat-Man che usciva letteralmente dalla pagina disegnata per allungare una mano, una richiesta di aiuto quasi, data anche l'espressione sul suo volto.


"In quel momento vidi come un richiamo. Fu come se solo tu potessi farmi dimenticare per qualche attimo il grigiore di quelle ore. Dovevo virtualmente afferrare la tua manina. Così, finito di prepararmi, mentre al piano di sotto continuava il circo di condoglianze e di persone mai viste venute a porgere i loro omaggi, io chiuso nella mia camera, iniziai a leggere. Le risate, seppur meno fragorose del dovuto, furono scontate, "Pubblicato a Morte" è una storia divertente oggi come allora, ma quello che mi diede gioia nel cuore, nel mio cuore di lettore, fu lo scoprire, arrivato alle pagine della posta, che Leo mi aveva pubblicato. Il mio nome, sulle pagine di uno dei fumetti preferiti!"
"Orpola!" esclama Rat-Man, con l'espressione sorpresa.
"Eh già.. nella "Uomini e Topi" di quel numero ci sono anche io. Mi sei stato vicino, anche in quel giorno terribile.. Te l'ho detto.. ci sei sempre stato!"
Lo guardo, guardo Piccettino.
"Siamo cresciuti insieme.. e mi fa male pensare di doverti dire addio!"
Riprendo il #122, stavolta sono io a sfogliarlo. Pare quasi che lo stia rileggendo, tanto sono lento nel girare le pagine.
"Sai, non volevo neanche leggerlo. Giuro. Ho portato quasi un mese di lutto, prima di decidermi a farlo. Ero tutto emozionato quando l'ho comprato, l'ho atteso con veemenza e poi al momento di aprirlo e leggerlo... niente, mi sono bloccato! Era come se, lasciandolo intonso, la serie non sarebbe mai finita.. che così facendo avrei sempre tenuto in piedi quell'illusione.. come se non fosse realmente vero che un pezzo di vita se ne stesse per andare.. ma sapevo di mentire a me stesso.. e così ho voluto aspettare.. un mese, trenta giorni.. durante i quali avrei fatto scivolare via tutti i giusti festeggiamenti, tutte le parate a festa in tuo onore, per salutarti come si deve, quando anche l'ultimo coriandolo si fosse posato a terra."
"Ti è piaciuto?"
Semplice, lapidario. Il Ratto me lo chiede, forse anche timoroso di una risposta.
So cosa ha sempre detto il suo autore. Che la storia doveva arrivare ad una naturale conclusione. Che ci avrebbe condotti lei stessa dove voleva portarci, né una tavola di più, né una vignetta di meno.
E così è stato.
"Sì"
Semplicemente. Avrei potuto dire che ho riso, che mi sono commosso, che quella che ho letto è la perfetta quadratura di un cerchio perfetto, ma mi sono limitato a quel "Sì".
Anche se forse sarebbe bastato il luccicone nei miei occhi.
Un lungo sospiro.
"Grazie per avermi insegnato ad essere l'Eroe di me stesso".
Perché dietro tutta la coltre di risate, l'essenza ultima di Rat-Man è che è un Eroe.
Il punto più alto di questo termine, senza errori.
Con le sue incertezze, con i suoi dubbi, con le sue sin troppo umane debolezze, ma sempre con il cuore puro di chi crede in quello che fa, anche se ci pensa solo dopo averlo fatto.
Perché un Eroe, quello degno di questo appellativo, ha Fede, crede che quello che lo porta ad affrontare il Male abbia un senso, che quella voce piena di speranza, al limite dell'incoscienza, nel suo animo sia l'unico suono che conta. Così come nella vita di tutti i giorni, in cui procediamo, con la realtà pronta ad affrontarci a muso duro ad ogni nuovo passo, mai uguale all'altro.
Rat-Man ha creduto nella Maschera più di quanto la Maschera stessa abbia creduto in lui.
Deboroh non ha mai voluto essere un eroe, lo è sempre stato, anche senza mantello.
Perché bisogna sempre cercare la Luce, anche quando la Tenebra dei nostri rimpianti pare essere l'unica costante, in realtà quello che dobbiamo fare è alzarci e andare avanti, con forza e convinzione, anche se quello di fronte a noi è ancora più insidioso e sconosciuto di ciò che l'ha preceduto.
"Ed io che pensavo che la gente mi leggesse solo per le mie battute sul pene"
Rido, ridiamo di pancia, una risata piena e liberatoria. Ridiamo sin quasi a veder scendere una piccola lacrima agli angoli degli occhi. Anche Piccettino ride, o forse è solo il riflesso del sole sul bottone/occhio.
"In realtà, finché resterò nel cuore delle persone, non andrò mai via. Il mio viaggio nelle edicole termina qui, ma non l'Avventura. Quella ci porterà sempre verso nuovi orizzonti, se avremo voglia di seguirla"
"Anche dove nessun Ratto è mai giunto prima?" gli chiedo sardonico.
"A Viddalba?!" mi risponde, facendomi ridere, ancora una volta.
Lui sorride, felice della mia risata.
Si alza in piedi sul cornicione. E' quasi statuario, quasi non sembra un nanerottolo col muso da scimmia in un costume giallo, ma una figura degna dell'Olimpo.
Ma forse è solo la luce del tramonto.
Mi passa Piccettino. "Tienilo tu per me, ti va?"
"Ehi, te ne stai andando?"
"Come sempre, ho un dovere da compiere. Là fuori qualcun'altro ha bisogno di me, chissà che non ci si rincontri sulla via"
Abbasso lo sguardo e al posto di quell'orsacchiotto c'è una copia del #2 di Rat-Man.
"Immutabile Destino", recita il titolo in basso.
Come quello dei Capolavori, penso, quelli che meritano di essere tramandati, di lettore in lettore, di padre in figlio.
Alzo lo sguardo e lui sta per spiccare il volo.
Mi alzo anche io e lo seguo.
Flettiamo i muscoli e siamo nel vuoto.

Grazie, Rat-Man.
Grazie, Leo Ortolani.
Vi devo molto e queste righe non rendono giustizia al debito che ho con voi.
Un saluto, personale, che non è un addio, ma solo un arrivederci, di questo sono sicuro.
Ciao Rat-Man!

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