DUNE - PARTE DUE

 


Potere del Blockbuster.

E chi riesce a comandarlo, ha potere sul botteghino: Con DUNE - PARTE DUE, Denis Villeneuve dimostra di saper governare un'opera come questa, donandogli magnificenza e spettacolo visivo da grande schermo, senza rinnegare l'anima dell'originale.
Un monumentale verme delle sabbie, che il Nostro cavalca con presa sicura, senza tentennamenti, stavolta potendosi avvalere anche di un budget più sostanzioso.
La prima parte era stata un mirabile banco di prova, superato a pieni voti: un ottimo film, che riusciva a mascherare brillantemente il fatto che WB e Legendary avevano tenuto ben stretti i cordoni della borsa, perché il passato insegna quanto tribolata possa essere la realizzazione di un adattamento di "Dune", anche dopo quarant'anni.
Così Villeneuve ha puntato su ben altri mezzi, se non quelli meramente economici e di messa in scena: fotografia, sonoro, soundtrack, cast. Puntelli su cui ha fondato la propria visione di Arrakis, donandogli una ricchezza che, in mano ad altri mestieranti, sarebbe stato solo un tonfo, incapace di replicare quella vastità di un deserto mai così pericoloso e vitale.
Ma il cineasta ha quel particolare occhio, di chi davvero sa tenere in mano una cinepresa, quella peculiare prospettiva che sa rendere mastodontico anche quello che, dietro le quinte, potrebbe non apparire come tale.
Il pubblico ha premiato quello sforzo, quella visione, nonostante la maledetta pandemia a metterci lo zampino, e a quel punto, Villeneuve ha potuto mostrare i muscoli. «Avete visto cosa posso fare con due spicci, stavolta a voi investire come "Dune" merita».



Così, eccoci a questa "Parte Due", che continua a mantenere la linea visiva del primo, ma al tempo stesso porta tutto su di un livello più alto, al pari della storia che, superata la fase introduttiva, può adesso farsi maggiormente dinamica, andando a scavare nelle personalità, per farle crescere, evolvere, trasformarsi in modi che sorprendono (beh, sopratutto chi non ha letto i libri, naturalmente).
Greig Fraser e Hans Zimmer realizzano i loro lavori migliori, unendo fotografia e colonna sonora in una ipnotica sequenza di immagini e suoni che avvolgono, trasportano, ti fanno sentire sulla pelle l'asperità di una terra selvaggia e forte, dove anche muoversi sulla sua superficie è come danzare su passi che si perdono nella notte dei tempi.
Collaboratori che Villeneuve "sfrutta" ancora una volta con confidenza, sapendo che la vera forza di un film così è nel tipo di emozione che sa regalare allo spettatore, anche quando racconta una storia come questa, saccheggiata in tutti i modi possibili da altri "eredi".
Eppure, la magia di "Dune" sta proprio nel tornare a quella mastodontica creazione di Frank Herbert, e finalmente metterla sul piedistallo cinefilo che merita, oltre che sullo scaffale delle librerie: un immaginario magnifico e magnificente, che dimostra di poter affascinare e coinvolgere tutta un'attuale generazione di spettatori, con tutta la grandiosità che hanno le Storie, quelle maiuscole.



Potente e Poderoso.
Una di quelle visioni che ti rimette il cuore in pace coi blockbuster, riuscendo a spezzare lo stampino in cui sembrano finiti, e dimostrare che si può ancora fare un cinema spaziale, nel senso di Spazio e spazio fisico, qualcosa che sappia catturare senza doversi limitare ad appendere un attore a quattro cavi di fronte ad uno schermo verde e un fondale fintissimo, sperando che l'amore per la tutina a cartellone in quel momento faccia il resto.
Anche la CGI è un mezzo, se saputa impiegare con la giusta lente, per riuscire a trasmettere un senso di infinito o, al contrario, di grigia oppressione.
E ancora una volta, il cast, il buon casting sa fare la differenza: tutti bravi, molti giovani interpreti che sanno dimostrare di non essere solo fan favorite acchiappapubblico.
Austin Butler regala un Feyd-Rautha perverso ed inquietante, mentre Timothee Chalamet conferma di essere un Paul Atreides efficace, vestendo quei panni e diventandone incarnazione per un immaginario attuale e futuro.



Ma a sorreggere veramente questo secondo film sono sopratutto due donne, Zendaya e Rebecca Ferguson, che sono protagoniste autentiche, si muovono con bravura e fascino, sanno risaltare e dimostrare il valore, narrativo e carismatico, dei loro personaggi.
Tutto perfetto, quindi?
Qualche piccolo peccato veniale c'è, senza dubbio: tra scelte di sceneggiatura figlie del cambio di medium e passaggi che si potrebbero magari definire repentini, verrebbe da azzardare il termine "difetti", ma in realtà nulla che possa indebolire la visione, che possa scalfire il ritmo cadenzato di un film che incanta e lascia il desiderio fisico di vedere il terzo, a questo punto una pretesa più che un capriccio di completismo.



Perchè "Dune - Parte Due" arricchisce l'affresco di Villeneuve, porta il suo cineasta ad eccellere e questo adattamento sullo stesso piano di quei Cult che, dopo vent'anni, verrà voglia di celebrare con tutto il piacere possibile.
Quello stesso che, all'idea di un potenziale remake, potrebbe far storcere più di un naso.
Perchè, in un futuro, che ci sembra così lontano anni luce da ora, qualcuno si arrischierà a realizzare un nuovo adattamento di "Dune", non serve essere il Muad'Dib per immaginarlo.
Ma, qui e ora, è stata posta una vera pietra di paragone, un'opera con cui mettere a confronto tutto quello che verrà dopo, inclusa la stessa serie televisiva delle Bene Gesserit, che si attualmente realizzando per Max.



Ed incredibilmente, questo film è in questo tempo presente nelle sale, abbiamo adesso la possibilità di esserne testimoni, semplicemente staccando un biglietto.
In un periodo distributivo, tra l'altro, che complice la Grande Notte, sta riversando nelle sale tante ottime pellicole, e a quel punto, anche dall'intrattenimento cerchi quella "marcia in più", quella nota alta che spicca, quella di cui risuona "Dune - Parte Due".
Andatelo a vedere, perché merita lo schermo più grande che riuscite a trovare.
Villeneuve vi aspetta, con in mano tutto il potere di quella spezia chiamata Cinema.


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