ANCORA UNO POI BASTA - JESSICA JONES 2


Se devo pensare ad una serie su cui usare la locuzione latina "Nomen Omen", penso che nessuna sia più adatta di Jessica Jones.
Se seguite Il Nerdastro sui miei profili social (link in fondo all'articolo) sapete già che ho dedicato una piccola recensione "spoiler free" ad ogni episodio di questa seconda stagione, man mano che procedevo con la visione.
Quindi questa mia nasce adesso come una summa di tutte le impressioni avute lungo le 13 puntate.
13 puntate che sono nate, secondo Netflix, secondo l'onda di una femminilità forte, capace di raccontare una storia, appoggiandosi sulle spalle di una protagonista determinata ed iconica.
13 episodi, diretti da altrettante registe, che idealmente dovevano traghettare questa serie oltre la palude in cui navigava durante la prima stagione, fatta di momenti interessanti ed altri molto meno.

A questo punto però devo riallacciarmi necessariamente alla frase d'apertura di questa recensione, ovvero quel "Nomen Omen".
Pensate a Jessica Jones.
Una donna forte, in più di un senso, determinata, ma anche irrisolta, fragile, sempre in bilico tra la volontà di trasformarsi e migliorare e il fondo di un bicchiere che la vuole sempre stordita da una ebbrezza alcolica che dovrebbe, seppur per poco, far dimenticare il passato.
Tremendamente umana, poteri esclusi e difetti inclusi.
Ecco, la seconda stagione del serial Marvel/Netflix è proprio così, una summa, episodio per episodio, di questo stato dell'anima.
Se dovessi infatti trovare un aggettivo per descrivere questo secondo giro per la Alias Investigations, di sicuro non sarebbe "perfetta", anzi il contrario.
Critiche da fare ce ne sono, e tante.
Eppure, alla fine, si finisce per empatizzare con la protagonista, i personaggi e la serie in un modo che porta affezione, che spinge per far entrare tutto questo nel cuore dello spettatore.



Vediamo quindi queste criticità, vediamo di capire cosa proprio non vada, almeno secondo il mio modestissimo parere.

- Il Villain, o la mancanza di esso: se la prima stagione è riuscita a reggere è stato anche grazie al cattivo, un mai così meraviglioso David Tennant. Il suo Killgrave è un rimpianto troppo forte, che questa seconda non fa nulla per nascondere. Non dirò necessariamente il perché per non anticipare troppo la trama, ma si sente, lungo le 13 puntate, l'urgenza di un cattivo, di un obiettivo sul quale convogliare il bene che può fare la protagonista.
Difatti, in quello che è un forte impasse a metà corsa, si finisce più volte per vedere i personaggi girare su sé stessi, senza capire dove gli sceneggiatori volessero andare a parare.
Jessica non è un'eroina col mantello, i demoni contro cui lotta sono prima di tutto quelli personali, ma è anche vero che ogni protagonista, per quanto si voglia poi concentrarsi su sottotrame e dubbi esistenziali, ha bisogno di un antagonista, di quel qualcuno, o qualcosa, che incanali l'attenzione dello spettatore e lo porti ad appassionarsi anche alla trama, e non solo ai personaggi.

- Il minutaggio: qui mi riallaccio a quanto appena detto. Questa serie un nemico ce l'ha, a dire il vero. Ed è un nemico interno, insidioso, presente sin dagli esordi. Ovvero il troppo tempo dedicato ad ogni singolo episodio. Puntate troppo lunghe, con tempi inutili che dilatano l'evitabile.
Jessica Jones non è un serial d'azione, le scene che prevederebbero tale definizione sono purtroppo ancora vittime della "Cura Netflix", un concetto produttivo a me incomprensibile, e di cui vi avevo già parlato durante la recensione dei "Defenders" (che trovate qui).
Ovvero, di come si possa fare una serie su personaggi Marvel investendo il minimo sindacale.
Quindi, ciò che ci viene mostrato per la maggior parte è qualcosa di sottile, giocato sul delicato equilibrio di storia e dialoghi, che devono essere ritmati e funzionali, costruttivi lungo tutto un percorso di sviluppo e avviluppo.
Invece no. Qui ci si perde inesorabilmente in un brodo che si vuole allungare, malamente per giunta.
Finendo per gioire quasi quando, dopo una buona partenza, che nonostante tutto, complice l'affezione per la protagonista, stava tenendo botta, riappare la vecchia amica di un tempo: la noia.
Un esempio, ancora senza entrare troppo nel dettaglio, ma che v'invito a tenere d'occhio durante il vostro binge watching: la sottotrama riguardante l'avvocatessa Hogarth, il personaggio interpretato da Carrie-Anne Moss. Sostanzialmente, è una parentesi di cui la serie non aveva bisogno, che dice qualcosa che nel disegno generale non c'azzecca per niente, dilatando i tempi a dismisura.
A meno che, ed è l'unica spiegazione che mi sono voluto dare, non sia qualcosa che sarà poi ripreso in futuro, magari nella seconda stagione di "Iron Fist" (serie nella quale il personaggio di Hogarth ha già avuto un ruolo).

- Le 13 registe. Qui si tocca un nervo scoperto. Perché sulla carta, sopratutto promozionale, questo doveva essere l'asso nella manica. Questa serie doveva gridare "donna" da ogni singolo poro, e questa cosa si riflette poi anche nella storia principale, ma ci torneremo.
Il punto però è che un grido sì forte, ma anche confusionario.
Personalmente, avere 13 visioni diverse, per quanto si sia cercato di omologarsi il più possibile, non ha giovato per nulla.
Si percepisce, da un episodio all'altro, che ci sono talenti migliori di altri, capaci di dirigere con più mano ferma rispetto a chi invece non ha dimostrato la stessa creatività.
Non è qualcosa che si riesce a percepire nell'immediato, ma sostanzialmente, complici certe scelte poco felici di scrittura e produzione, alcune registe hanno arrancato, non riuscendo a confezionare qualcosa che facesse pensare ad un serial, invece che ad una recita da corso di recitazione.

Ma, come detto, ci sono anche dei lati fortemente positivi, che andavano sfruttati sino in fondo.


-  Le donne. Sono loro il punto forte. Della vita, prima di tutto, mi viene da dire.
Una serie come questa, che ha per protagonista una donna così sfaccettata, capace di proiettare su di sé dubbi, insicurezze e una dannata voglia di fare la cosa giusta, pur cercando sempre di nasconderlo dietro un muro d'irascibilità, una "stronza", nel senso migliore del termine, è al tempo stesso la croce e la delizia di ogni sceneggiatore, come ben sanno i lettori dei fumetti.
Jessica Jones arriva difatti come un personaggio meraviglioso su carta, che la serie malamente cerca di emulare. Eppure, al tempo stesso ci riesce, mettendole tutto intorno delle figure femminili, estremamente diverse, ma nelle quali rispecchiarsi.
Alcune odiose, alcune stupidamente insicure, altre dispotiche, se non addirittura folli, ma sempre in qualche modo capaci di dare a Jessica un puntello sul quale continuare a procedere.
Uno dei punti chiave di questa seconda stagione sono i "duetti", le accoppiate.
Esperimento già proposto in "Defenders", quello di far agire Jessica insieme ad un altro personaggio all'apparenza diverso da lei, eppure con qualcosa in comune, qui assume i contorni di un espediente vero e proprio, sfruttato in ogni singola puntata.
Strane alleanze tra tutti i vari protagonisti, principali o meno, magari per l'arco di un solo episodio, che vedono dei botta e risposta particolari, solidi e interessanti, forse l'unica cosa davvero memorabile di questa seconda stagione.
Del resto, il confronto è il leitmotiv e la chiave di lettura di tutto questo ciclo.
Con il passato, con il presente, con il futuro.


- Gli uomini. Per un curioso gioco delle parti, a ben guardare, in questa stagione gli uomini, chi prima chi dopo, ci fanno tutti una figura pessima, tranne un paio di eccezioni che confermano la regola.
Doppiogiochisti, approfittatori, bugiardi e traditori, le figure maschili intorno a Jessica e al suo mondo sono in qualche modo un male, necessario ma al tempo stesso detestabile, marcio.
Non farò discorsi generalisti di femminismo o di maschilismo, è la recensione di un telefilm, due righe per dare un giudizio, non un trattato di sociologia.
Ma mi piacerebbe scoprire se è stato un caso oppure una precisa, calcolata, scelta a tavolino, di quelle che avvengono chiudendo in una stanza il gruppo di sceneggiatura.
In ogni caso, in modo contorto, uno dei pregi che mi hanno colpito.

- La crescita. Jessica cresce, durante queste puntate. Non solo lei.
Tutti i personaggi evolvono, in maniera prepotente.
Se nella prima stagione, chi più chi meno, tutti erano fissati in un ruolo preordinato, qui le cose si fanno più serie, più costruite. Chi appare in un modo al primo episodio, inevitabilmente, non sarà più lo stesso al finale.
Una cosa che non mi sarei aspettato, ma che rende questa seconda annata un prodotto transitorio che svolge il compito in maniera egregia.
Lo dico perché, proprio grazie a questi cambiamenti, nonostante una trama claudicante e i difetti già descritti, la voglia di vedere altre puntate del serial la da proprio la crescita caratteriale di protagonista e comprimari. Forse l'esempio più pratico di quell'effetto "telenovela" che tanta fortuna ha donato ai fumetti Marvel, sin dall'Età dell'Oro dei comics.


Arriviamo così al giudizio finale, a quel "la consiglio oppure no".
Un giudizio positivo, ma solo ad una condizione.
Ossia che, oltre la coltre di difetti, oltre l'alcolismo, oltre il malo modo, oltre i jeans logori, vi siate innamorati di Jessica alla prima occasione.
Innamorati di un personaggio dai mille difetti e dagli infiniti pregi, narrativi e umani.
Sin troppo umani.
In quel caso, lo consiglio e lo raccomando, di salire nuovamente a bordo di questa carretta semi sfasciata, di questo bolide truccato, col carburatore sporco ma dalla grinta ruggente.
Se invece siete tra quelli che mal hanno sopportato la prima stagione, se siete tra quelli che "Mah! Non mi era piaciuta tanto, ma magari con la seconda migliora...", ecco, se la pensate così, lasciate perdere, non esiste che queste 13 puntate possano farvi cambiare idea o farvi venire un colpo di fulmine tale da portarvi dal lato Jones della Marvel barricata.

Essendo io della prima categoria, chiudo così, nell'unico modo che penso sia adatto al clima della serie e della sua protagonista.
Riempio il bicchiere di quello buono, lo alzo e dedico un brindisi a Jessica.
Così insicura, così imperfetta, così vincente, anche dove altri peccherebbero di sconfitta.
Prosit!


JESSICA JONES STAGIONE 2
DISPONIBILE SU NETFLIX
Con: Krysten Ritter, Rachael Taylor, Eka Darville, Carrie-Anne Moss

Il Nerdastro vi aspetta su FACEBOOK e TWITTER!


Commenti

Post più popolari