IL MONDO DIETRO DI TE


Leave The Web Behind.

Ancora una volta, internet si è fatto prendere dal solito "estremismo", perché, detto tra noi, non ho trovato IL MONDO DIETRO DI TE tutta l'apocalittica schifezza che si legge sui social.

Con questo voglio dire che il film scritto e diretto da Sam Esmail, ora su Netflix, sia un incommensurabile Pezzo d'Arte? Neanche.

Semplicemente, come tutte le opere d'ingegno e d'intelletto, ha i suoi pregi, i suoi difetti e potenziali cose buone, e con delle belle riflessioni nel mezzo, che si mischiano ad altre meno riuscite.

Ma, purtroppo e sopratutto, come spesso accade con i film di questo particolare genere, anche il classico inciampo.

Piccola sinossi: marito e moglie decidono di prendersi un weekend di relax con i loro figli, affittando una casa nella tranquillità dei boschi. Tutto perfetto, se non fosse per quella coppia, padre e figlia, che si presenta nottetempo alla porta, affermando che quella è casa loro. Inizia così una strana e difficile convivenza, resa ancora più complicata dal fatto che sembra essersi scatenato un cyberattacco di qualche tipo che sta mettendo gli States in ginocchio, portando la società verso un potenziale collasso. Aggiungeteci che nei boschi intorno alla casa, la Natura sembra assumere contorni inquietanti, e il gioco è fatto.

Ci siamo passati spesso, no?

Queste pellicole iniziano sempre con dei personaggi particolari, specchio di altrettanto particolare umanità, si costruisce lentamente un mistero, lo si infarcisce di dialoghi che il suddetto mistero (e un poco di bravura dello sceneggiatore nello scriverli) ti spinge ad ascoltare in cerca di un qualsivoglia indizio, la tensione monta o comunque il puzzle continua a formarsi... salvo poi non sapere mai come chiudere, non dico con un punto, ma almeno con qualcosa che non lasci tutto sempre all'intenzione dello spettatore, ma dia uno straccio di risposta che non suoni ancora una volta solo come una metafora.

Su questo, in parte, posso anche dare ragione a chi si lamenta della conclusione, perché in effetti, vista di sbieco, non ci arriva una definizione netta di questa Apocalisse che tutto il film, con le sue due ore e venti, ha contribuito a tratteggiare.

È un colpo di stato? Un'invasione da un altro paese? Oppure ancora da un altro pianeta (così, giusto per buttare sul piatto un che di Sci-Fi)? Perché i cervi si comportano in maniera strana? E i fenicotteri? Che sia dovuto a quel particolare suono? E allora i denti?

Non mi addentrerò oltre, ma è indubbio che arrivati alla fine, abbiamo visto un incipit di qualcosa che accadrà, e che non ci sarà mai dato sapere.

Eppure.


Eppure la mano di Sam Esmail, sopratutto quando si tratta di dipingere le tre figure principali della storia, ovvero l'autoritaria e un filo paranoica Julia Roberts, il remissivo Ethan Hawke e il più posato Mahershala Ali (che non perde mai occasione di dimostrarsi ottimo), si sente tutta, nel saper dare a questi personaggi battute sfaccettate, dai vari livelli, dove tematiche sociali e di classe emergono ma senza mai darlo troppo a vedere.

Cinicamente, è la sfiducia verso il prossimo, quella continua ricerca del nemico, anche quando l'altro si presenta davanti a noi con una pacifica bandiera bianca.

C'è sempre qualcosa sotto, quel qualcosa che spesso è anche il motivo per cui l'ipotesi di complotto appare come l'ipotesi più calzante e "semplice" rispetto alla realtà dei fatti, perché porsi subito dietro una barricata, una qualsiasi, è immediato e ci da un senso di sicurezza, uno qualsiasi.

Questi attori, e quei loro dialoghi, sono un'ossatura che non posso ignorare, che ascolti con attenzione. Ma, e qui torniamo alla bilancia dei pregi e difetti, altrettanto non si può dire con quelli dei giovanissimi in scena. I due adolescenti li si sopporta a fatica, vacuo lui ed altezzosa lei, ma entrambi comunque nulla potrebbero contro la piccola Farrah Mackenzie, con quella sua ossessione per una certa serie televisiva d'intrattenimento.

Ossessione che, anche qui spostando un poco la prospettiva, è un poco uno specchio di quanto, anche in tempi incerti, rifugiarci nella fantasia sia spesso un'ancora di salvezza contro ogni possibile bruttura. Dedicarci ad una serie o un film sembra un'obiettivo più utopistico e positivo, che concentrarci piuttosto su ben altro di più "importante" (almeno, in uno scenario da "Fine del Mondo per come lo conosciamo", ovvio).

Se è per questo, d'altronde, lo spiega lei stessa in una scena, su quanto sia importante e decisivo per lei venire a conoscenza del destino di quei due personaggi di finzione.

Ci aggiungo anche Kevin Bacon, una piccola parte, ma incisiva senza dubbio.

Non avendo letto il romanzo originale di Rumaan Alam, non posso purtroppo permettermi il paragone diretto, ma, oltre che con la penna, il creatore di "Mr. Robot" si concede qualche virtuosismo dinamico con la macchina da presa e i piani sequenza, accompagnando il tutto con una colonna sonora azzeccata per il "mistero" che vuole presentare.

Quindi lo consiglio?

Diciamo che, se apprezzate un certo tipo di cinema "parlato" e senza inseguire il famigerato "spiegone" ad ogni costo, il film potrebbe fornirvi spunti di discussione a iosa.

Ma se invece volete il brivido, la tensione palpabile e tutte quelle amenità da classica pellicola d'intrattenimento, allora... beh, potete anche "lasciarvelo alle spalle"!


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