ANCORA UNO POI BASTA - THE WITCHER Stagione 1

"Dona un soldo al tuo Witcher"
Ma pure una borsa intera, ci mancherebbe, solo che..
A me il THE WITCHER di Netflix non è dispiaciuto per nulla, e ve lo dico partendo dal fatto che mi sono letto i libri e i fumetti, giocato ai tre meravigliosi titoli di CD Projekt RED e tempo fa ho persino recuperato un paio di episodi della serie tv polacca.
(sì, esiste una serie tv polacca del nostro Geralt).
Un po' come molti, come lo stesso Henry Cavill, ho iniziato con un controller per poi finire con un intero ripiano della libreria dedicato alla creatura di Andrzej Sapkowski.
Solo che...
Io apprezzo ciò che ha fatto la showrunner Lauren Schmidt Hissrich perché, se decidi di andare controcorrente e invece che pescare dall'immaginario di successo dei videogiochi, vai alla fonte primaria del personaggio, ovvero la saga letteraria, allora sai anche che l'incarico si grava ancor di più di quella patina sottile ma pesante del rispetto.
Rispetto per il racconto, rispetto per la fonte, rispetto per la materia trattata.
E di rispetto in "The Witcher" ce n'è tanto.. pure troppo.
Ed è qui, proprio qui, che sta quel "Solo che....".
Pensavate invece mi sarei riferito alla produzione, con questa prima stagione finanziata al minimo e con la messa in scena teatrale e gli effetti che raggiungono la sufficienza?
Non sono nato ieri come serializzato, di robaccia ne ho visto tanta (e senza andare troppo lontano nel tempo pure in questo stesso 2019), e se mi fermo a pensare a saghe letterarie Fantasy trasposte sul piccolo schermo, posso dire che questo di Netflix è un tentativo che rientra tranquillamente nella norma del genere.
Cerca di compensare la sua pochezza giocando su un certo tono, provando a sfruttare al meglio le inquadrature, puntando sugli attori più che sugli sfondi mozzafiato, e lasciando che la meraviglia colga lo spettatore nei combattimenti, coreografati benissimo.

Poteva essere fatto meglio? Oh, certo e di molto.
Ma so anche molto bene che Netflix non è HBO, e se anche questi ultimi sono partiti da un budget iniziale per "Il Trono di Spade", per poi salire con l'investimento man mano che la popolarità di GOT cresceva, è ovvio supporre, naturalmente in proporzione e coi dovuti distinguo, che anche la piattaforma pigliatutto farà lo stesso, e in questo senso vedremo al banco di prova della seconda stagione, già confermata.
(se poi pensate al fatto che due colossi come BBC e la stessa HBO si sono dovuti unire per riuscire a realizzare con adeguati mezzi "His Dark Materials"...)
Oppure pensavate vi avrei parlato di Henry Cavill e del resto del cast?
Sbagliando ancora, perché ad avercene di attori che credono nel ruolo come ha fatto Cavill, che, se ascoltato in lingua originale, dimostra quanto si sia esercitato, quanto abbia lavorato sulla voce, la postura per dare la miglior interpretazione possibile di Geralt.
Non era la mia prima scelta, ma il suo amore per il personaggio è impossibile da non notare, e anche questo, a suo modo, è una grande forma di rispetto.
Ma se quello dell'ex(?) Superman è il solo nome noto della lista, un piccolo plauso a parte lo devo fare a Anya Chalotra. Ha saputo interpretare con davvero grande trasporto la Yennefer letteraria, e buona pace vostra se non assomiglia a quella dei giochi, mentre capisco benissimo chi si è invaghito di lei durante la visione.

Perciò a cosa alludevi con quel "Solo che..."?, direte voi spazientiti.
"Solo che" nel mantenersi fedele ai libri, Lauren Schmidt Hissrich e il suo team di sceneggiatori ne hanno conservato persino gli errori!
Ecco dove sta l'intoppo di questa prima stagione di "The Witcher", l'errore, la "fregatura" che scherzosamente andavo a ricercare il giorno della prima.
Questi 8 episodi vanno a trasporre idealmente il primo libro e una minima parte del secondo ("Il Guardiano degli Innocenti" e "La Spada del Destino"), e anche se alcuni dettagli vengono modificati sin dal primo episodio, garantendo poi un maggior e diverso, più pratico, sviluppo narrativo, la cosa che non mi ha infastidito.
Non tanto quanto invece aver voluto ricalcare la struttura che contraddistingue all'inizio il racconto scritto, questo andirivieni temporale che, sulla carta comunque ostico ma affascinante, sul piccolo schermo, nel passaggio di medium, può davvero essere indisponente.
Sopratutto in questa prima fase di approccio, quella che deve accalappiare lo spettatore.
Nel voler far contenti i lettori, nel rispettare il più possibile l'originale, ci si è però messi nella pericolosa posizione di farsi nemici tutti gli altri.
Quelli che i romanzi non li hanno letti, quelli che hanno solo giocato ai giochi o che proprio del personaggio, della sua storia e del suo percorso nulla conoscono.
Perché "The Witcher" è come una ballata, che parla di un Continente lontano, popolato di mostri, mutanti, magia e della bestia più pericolosa di tutte, l'essere umano.
Ma è una ballata che non può risuonare solo per chi già conosce strofe, melodie e ritmo.
Deve coinvolgere tutti, sopratutto per poter soprassedere dei difetti più "tecnici".
Quindi ben comprendo chi, sulle prime, l'ha trovata ostica e difficile da portare a termine, seppur, al termine della prima stagione, tutti i nodi sappiano narrativamente arrivare ad un ideale pettine. Il punto però è poterci arrivare.
Poter sfruttare appieno la fascinazione notevole del personaggio.
Come ho scritto, i libri li ho letti e sicuramente ho trovato tanti tratti familiari, ho seguito agilmente la storia intuendone passaggi e capendo dove e come volesse andarci a parare, ma il pubblico di Netflix è vasto, e certo, una struttura non lineare del racconto è sicuramente un tratto ammaliante, ma pretende allo spettatore quello sforzo in più, evidenziando ancora di più la questione di pesi e misure messi in campo.

"The Witcher" non dispiace, ma un certo estro maggiore in fase di scrittura (visto che i soldi quelli sono) non avrebbe guastato, sopratutto perché è comunque un'epopea davvero ricca, e devi far sì che tutti - molti - ne vogliano far parte.
E per questo, proprio da appassionato, pur non potendola oggettivamente bocciare in toto ma tantomeno promuovere appieno - che sarebbe pure facile: mi lascio accecare dall'amore e tanti saluti - ed invece no, perché gli errori ci sono ed è bene vederli per quello che sono.
Ma voglio crederci, non posso permettermi di non farlo, proprio per vedere crescere la serie di uno dei miei personaggi preferiti e man mano costruire sempre più una presenza di rilievo nel panorama di queste produzioni, che, nell'immediato futuro, saranno sempre di più.
E non voglio neanche limitarmi alla semplice scrollata di spalle.
Non alzerò gli scudi, ma neanche voglio lapidare nessuno.
Anzi, per me questo Witcher la sua taglia, seppur malconcio e con pochi mezzi, se l'è aggiudicata, perciò sì, "Dono un soldo al mio Witcher"!
(però sul serio, Netflix... basta tradurre le canzoni: costringete adattatori e doppiatori a ritmi serrati, non si possono pretendere arrangiamenti di chissà quale egregia fattura, perciò fateci un favore, e parlo per tutte le serie: le parti cantate lasciatele in lingua originale coi sottotitoli  - come ad esempio avete fatto qui sui titoli di coda - è davvero molto più efficace, anche per evitare imbarazzanti figure al nostro Ranuncolo!)

THE WITCHER - Stagione 1
Disponibile su Netflix dal 20 Dicembre
Con: Henry Cavill, Freya Allan e Anya Chalotra

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