TERRIFIER 3
Tutto iniziò con Halloween.
No, non quello di Carpenter, anche se quando parliamo di Slasher, è sempre al buon vecchio Michael che si tende a tornare, ma non andiamo così indietro nel tempo, fermiamoci prima, al 2013, all'uscita di "All Hallows's Eve".
Diretto da Damien Leone, è un film antologico, con vari racconti e una cornice, incentrata su questi due ragazzini che convincono la loro babysitter a lasciargli vedere una strana VHS trovata nel sacco di "dolcetto o scherzetto".
Gli effetti sono low-budget, ma il film un paio di colpi riesce comunque ad assestarli, soprattutto quando a schermo appare l'inquietante figura di questo clown, Art, (interpretato da Mike Giannelli), costume di soli due colori, bianco e nero, modi da mimo, istinti da assassino, maschera che ti si piazza in mente per il perverso brivido che trasmette.
Nulla di memorabile, insomma, ma quel clown, quel perfido pagliaccio mette le tende (anzi, il tendone) anche nella testa del suo creatore, che non capisce ancora come, ma sa che troverà il modo di farlo tornare, di dedicargli il palcoscenico che merita.
Passa il tempo, esattamente tre anni, e Leone, anche grazie ai fondi raccolti con una campagna su Indiegogo e il contributo del produttore Phil Falcone, mette in scena "Terrifier", iniziando a far girare la ruota nel verso giusto.
Non solo per aver trovato un "partner in crime" che condivide con lui il cognome zoologico, ma in particolare perchè, dopo il ritiro di Giannelli, subentra tal David Howard Thornton, che riesce ad entrare nel ruolo con una perfezione che forse solo i grandi Robert Englund e Kane Hodder. Unite una bella sistemata al costume, incluso un bel sacco dell'immondizia che borsa di Mary Poppins levati, e avrete il vostro primo capitolo.
Nulla di memorabile anche qui a livello di trama, se vogliamo: una giovane e bella ragazza (Jenna Kanell) si ritrova preda di un feroce assassino, in un efferato gioco del gatto col topo all'interno di una palazzina semi abbandonata.
Il budget pure qua non permette di fare chissà quali miracoli, Leone sfrutta ogni trucco possibile da artista degli effetti speciali, ma la gomma posticcia si vede comunque lontano chilometri, il che è a suo modo un bene, perchè notando quanto tutto sia finto, anche l'impatto delle scene splatter ne esce in qualche modo attenuato, lavorando più sulla suggestione dell'atto in sè che non sul risultato visivo finale.
È questo a lasciare un segno, nel primo "Terrifier": l'interpretazione di Howard Thornton, che gigioneggia alla grande, unito alla volontà del regista di non andarci leggero, soldi o meno sul piatto. Il personaggio è questo: efferato e sadico.
E il pubblico degli appassionati di Horror, quelli che si divorano titoli su titoli di ogni tipo e qualità, quelli che vanno alle convention di genere, quelli che al solo sentire il nome "Danielle Harris" hanno un sobbalzo innamorato al cuore, applaudono il film, apprezzano l'intento e spingono Leone a fare di meglio, a fare di più, a mettersi d'impegno.
Altro salto, stavolta al 2022: Leone fa uscire "Terrifier 2" e non sbaglia praticamente nulla.
Dico sul serio: stavolta abbiamo una trama, che partendo da quanto accaduto nel film precedente (e col ritorno di Howard Thornton e Samantha Scaffidi, destinata a diventare una dei personaggi ricorrenti della saga, in un modo che non svelo), costruisce tutta una sua mitologia, tutto un suo particolare e misticheggiante evolversi della faccenda.
Imbastisce un film dalla durata monstre (138 minuti!), trovando qualche soldo in più lungo la via e soprattutto l'ultimo tassello che gli mancava per completare il puzzle: la Final Girl.
Non solo intesa come la bella che sopravvive sino ai titoli di coda e che, più o meno, "sconfigge" la bestia. No, proprio l'antitesi del Male, la nemica giurata del villain, la Laurie Strode del suo Michael Myers, la Nancy Thompson del suo Freddy Krueger.
Nel caso di Art, il volto e la bravura sono quelle di Lauren LaVera, che con il ruolo di Sienna Shaw trova la svolta ad una carriera che sino a quel momento aveva visto il suo massimo come "body-double" di Anya Taylor-Joy in "Split".
Leone fa diventare Art un archetipo demoniaco, Sienna l'Angelo vendicatore destinato a combatterlo: nel mezzo, altri personaggi, in varie guise destinati alla meno peggio ad uscire traumatizzati dall'esperienza, per un altro Halloween indimenticabile, folle, cattivo, sanguinolento e, anche qui, senza sconti del Black Friday in termini di macelleria.
Il budget, seppur più sostanzioso del primo film, non è comunque esageratissimo: l'effetto posticcio traspare ancora, e a rendere il tutto quasi insostenibile sono di nuovo l'ambizione di Leone di fare uno slasher "di rottura" dei canoni e l'interpretazione di Howard Thornton, che si sposa a meraviglia con quella tenace di LaVera.
Funziona la suggestione, funziona alla grande, e a nulla pare servano stavolta quei vecchi suggerimenti da cartellone pubblicitario.
Avete presente? Quelli che spiccavano su locandine di pellicole come "L'Ultima Casa a Sinistra" o "Non Aprite Quella Porta", del tipo «Se non volete svenire, continuate a ripetervi "È solo un film, è solo un film, è solo un film...».
Ecco, l'effetto che "Terrifier 2" fa sul pubblico è più o meno il medesimo, magari sostituendo "svenire" con "vomitare", vista la reazione di molti al film in sala, cosa che, in tempi di social in cui tutto è condivisione, fa subito il giro del web, scatenando la forza più inarrestabile di tutte: il passaparola.
Risultato al botteghino: più di 15 milioni di dollaroni, una cifra eccezionale, impensabile, che fa capire a Leone e Falcone di aver trovato il loro Clown dalle uova d'oro.
Viene così, quasi in automatico, messo in cantiere un terzo "Terrifier", Art nel frattempo diventa sempre più fenomeno di costume (Thornton rivestirà i panni di Art come guest-star nella serie di Pete Davidson, "Bupkis"), e l'attesa e le aspettative salgono di pari grado.
Qui bisogna fare una piccola pausa, giusto per mettere le cose in chiaro, prima di arrivare a recensire "Terrifier 3", che poi è il motivo per cui siete qui a sorbirvi questo excursus storico: i film di Art il Clown sono Film Horror, e su questo non si discute.
Non sono però l'Horror "alto" di "The Witch" o "Hereditary", non nascondono chissà quali significanti in toni aulici, nonostante la metaforona che presentano in modo palese.
Non sono neanche l'Horror da jump-scare, altra piaga che spesso affligge il genere, che se lo spettatore non viene fatto sobbalzare ventordici volte sulla poltrona, allora "non fa paura".
I film di Art il Clown sono Splatter, sono corpi fatti a pezzi dall'assassino di turno, sono un bagno di sangue che pare che il rosso liquido lo spruzzino con l'idrante, sono modi creativi e al limite dell'assurdo di far fuori qualcuno.
In particolare, sono una sorta di evoluzione del genere, la voglia di rompere schemi consolidati e, specchio degli eccessi moderni (ed in fondo, l'Horror è il genere che, più di altri, sa incanalare al meglio il sentire del suo tempo), portare tutto oltre la soglia di tolleranza, fermandosi giusto al limite del precipizio, ma concedendosi di mettere ogni tanto un piede nel vuoto.
L'effetto che ne deriva, per gli appassionati di frattaglie e motoseghe (o machete, o lame su guanti, scegliete voi) è quasi quello di un perverso "cartone animato" sotto acido di quelli potenti, osceno, orrido, e nonostante quella maschera da clown ti terrorizzi, ti perseguiti dietro la nuca, ecco che ti spinge ad andare al cinema a staccare il biglietto.
Ci siamo? Tutto chiaro sin qui?
Bene, perchè adesso in sala c'è "Terrifier 3", portato in Italia da quella che è diventata la casa nello Stivale di Art, ovvero Midnight Factory, che nel frattempo ha fatto arrivare anche "All Hallows' Eve" (reintitolato per ragioni di marketing "Terrifier - L'Inizio", a mò di prequel).
Lo ha fatto come si deve, in grande spolvero, a breve distanza dall'uscita americana e in anteprima a Halloween, e ora che leggete queste righe, sta macinando numeri importanti anche da noi, adesso che è presente nelle sale di tutta la penisola.
Leone stavolta lascia perdere la Notte delle Streghe, e fa diventare "Terrifier" un film di Natale, giusto per rovinare le Feste un po' di più a tutti.
Così il nostro maledetto pagliaccio si mette un costume da Santa Claus (del resto, il rosso gli dona) e torna a perseguitare la povera Sienna, che dopo tutto questo tempo, sta affrontando il trauma psicologico che Art ha lasciato in lei e suo fratello (Elliott Fullam).
Qualcuno di voi, che le puntate precedenti le ha viste e sa che intendo, potrebbe chiedersi come accidenti fa Art a tornare in pista, visto dove eravamo rimasti.
Ma come i vari "Nightmare" e "Venerdì 13" ci insegnano, i modi per riprendere la mattanza sanno essere creativi tanto quanto quelli di uccidere, e qui il cineasta calca ancora una volta la mano, porta quell'asticella un tantinello più in alto, grazie anche al budget da due milioni di dollari.
Gli effetti sono migliori, la trama continua a perseguire quel suo misticheggiare d'occasione portando il discorso a sfiorare il delirio religioso (una scena in particolare colpisce per inventiva in questo senso), ci si lancia in arditi flashback narrativi e Howard Thornton e LaVera danno ancora una volta il massimo ai due lati del ring.
La mattanza tocca nuove vette di perfidia, con Leone che dimostra di sapere quello che sta facendo e come lo sta facendo, dandosi un limite morale, sancito dal modo in cui usa i suoni per trasmettere un brivido di malessere senza mostrare nulla (mi riferisco al devastante prologo) e sfruttando il fatto che migliori effetti vogliono anche dire maggior "realismo".
Un realismo che Art deve esasperare, continuando a mantenerlo un "cartone animato", non rendendolo indigesto al suo pubblico, sempre su un efferato equilibrio tra ciò che mostra e la mimica del suo interprete a rendere semiserio il tutto, da sorriso sadico e maligno, ed intendo appunto il Male puro, quello maiuscolo.
Non dimenticando quanta strada è stata fatta in questi undici anni dal personaggio (ed una scena in particolare è davvero un pasticcino autoreferenziale).
Ci sono scene rivoltanti, altre drammatiche, altre intense, altre dove domina il WTF perchè la logica, che nel frattempo era andata a prendere i popcorn, torna a sedersi e non capisce che accidenti sta guardando, ma accidenti, continuiamo a guardarlo.
Gli appassionati trovano pane per i loro canini, e curiosamente, "Terrifier 3", ancor più del secondo, costringe chi vi scrive a non poter dire molto della storia, pena lo spoiler.
Solitamente lo slasher va secondo determinati binari, giusto? Il killer, il gruppo di ragazzini da eliminare, lo scontro finale. Uno si aspetta quello che è sempre stato, sin da quel primo "Halloween" di Carpenter.
Ma "Terrifier" rompe il canone anche in questo, non sai mai che succederà, non sai mai come la faccenda andrà a concludersi, come forse solo i migliori Nightmare, ma con un retrogusto amaro in più (sarà il rugginoso dell'emoglobina, che vi devo dire?).
Non tutto è perfetto, un paio di passaggi sono così repentini che paiono tagliati con l'accetta (pun intended), ma ripeto, per gli appassionati, "Terrifier 3" è una festa, anzi la Festa, il regalo di Natale anticipato sotto un albero che negli ultimi anni è stato davvero spoglio.
Con tanto di guest star specialissime, tra cui Tom Savini e Jason Patric (giusto per tornare a bomba su quel discorso del "fenomeno di costume" di cui sopra).
Ma tranquilli, un quarto film è già in sviluppo (quando diventi "The Highest Grossing Unrated Movie OF ALL TIME" è così che va), e Art ha tutta l'intenzione di rimanere ancora a lungo a tormentarci.
E noi felici di lasciarglielo fare, perchè L'Horror è un genere democratico, ne ha per tutti e per ogni inclinazione, da quella artistica a quella macellaia, dal body horror satirico al più intricato delirio filosofico ed ancestrale.
Perchè non esiste il Bianco o il Nero, neanche sul costume di Art, visto quanto facilmente si sporca... figurati al Cinema!