#ReceVeloce - The Best Of (07/01/18 - 29/01/2018)


Ben trovati.
Lo so che state pensando: "Alla buon'ora".
Pausa decisamente troppo lunga, quasi un mese, ma è anche vero che, per quanto vogliamo promettere a noi stessi di rispettare certe scadenze, la vita trova sempre il modo di metterci i virtuali bastoni tra le ruote.
Una pausa lunga, dicevo, ma questo vuole dire solo una cosa: che questo appuntamento col "Best Of" di ReceVeloce, la rubrica di recensioni random che trovate sui profili social de "Il Nerdastro" (link come sempre in fondo all'articolo), sarà decisamente più ricco e corposo del solito.
Direi quindi che è tempo che la smetta di blaterare e si dia inizio alle danze!


X-FILES – STAGIONE 11 (EPISODI 1-4)

S11E01 
Visto il primo episodio della nuova stagione di X-Files.
Personalmente, trovo le polemiche sul colpo di scena finale abbastanza inutili.
Del resto, se si guarda con attenzione la sigla, quest'anno il leitmotiv pare non esser più "I want to believe" quanto "I want to lie", e questo la dice lunga sul plot che Chris Carter vuole imbastire in questa undicesima stagione.
Si riprendono le fila dal finale della precedente, dal quale ritroviamo una Dana Scully in evidente stato di shock e con un insolita attività cerebrale che le induce visioni su suo figlio.
I ruoli si ribaltano, con un Mulder duro e scettico come mai e una Scully che invece vuole disperatamente andare oltre ciò che la logica degli eventi pare dire.
Riappare anche il Maligno per eccellenza dell'intera serie, L'Uomo che Fuma, e stavolta pare determinato a mettere le sue carte in tavola e delineare su larga scala quello che è a tutti gli effetti il piano, negli anni solo accennato, per portare l'umanità verso una inevitabile fine.
Ogni cosa si ricollega al passato e il flashback sul finale apre troppi misteriosi spiragli sul futuro per non essere sorpresi e catalizzati da queste nuove dieci puntate.
Io voglio credere negli X-Files.
L'ho sempre fatto, non vedo perché fermarmi ora!

S11E02
Dopo la premiere dai toni decisamente emozionanti ed emozionali, con questo secondo episodio, "This", si ritorna ai binari usuali della serie.
Una trama stand-alone, e dato che siamo sempre in atmosfera revival, si fa "vivo" un vecchio volto del passato, Langly dei "Pistoleri Solitari".
Ma come, non era morto e sepolto ad Arlington, direte voi?
Dite bene, o forse no, o forse non posso rovinarvi il gusto di seguire la trama di un bell'episodio vecchio stile, dove alla cospirazione si unisce la comedy e l'intrigo, fatto di un castello d'indizi da seguire, il tutto con un occhio al tempo moderno che ci circonda ed inquieta.
A differenza però di quanto accaduto con la precedente stagione, con un inizio, metà e fine scanditi dalla trama orizzontale e intorno dei sapiti episodi di contorno, qui c'è la volontà di collegare tutti i passi dei due agenti FBI, quindi sì ad un'avventura a sé stante, ma anche attenzione per quel fil rouge della fine dell'umanità, foriero di nuovi interrogativi per Mulder.
La vera carne al fuoco dell'episodio però sono loro due, David Duchovny e Gillian Anderson, che in tutti questi anni non hanno perso la loro alchimia, anzi si è persino rafforzata.
I loro Fox e Dana sono frutto di quest'intesa perfetta, qui pienamente consapevoli del loro rapporto maturo, e difatti le parti migliori sono quelle cariche di battute e frecciatine divertenti e anche un pochino intrise di una sessualità forse non più così repressa come in passato.
In breve, un episodio promosso, di quelli che faranno la felicità dei fan di vecchia data, duri e puri.

S11E03
Terzo episodio che più classico non si può.
Chris Carter ci regala quasi un viaggio nel tempo.
Un caso criptico, tra doppelganger e un inquietante gioco dell'impiccato, Mulder e Scully nuovamente portatori delle loro bandiere fatte di impossibile possibile e ferma logica delle cose.
Tutto come ai vecchi insomma. O quasi.
Già, perché il punto forte dell'episodio è un topos a cui il buon Carter ci ha abituato nel tempo, e chi ha visto il secondo film della serie "Voglio Crederci", troverà nella foto che ho postato un interessante fil rouge.
I sentimenti dei nostri due protagonisti emergono prepotenti in questo "Plus One", senza fanservice o momenti gratuiti.
I due sono insieme e parlano, parole di un dialogo che è il fulcro estremo di questa puntata, evoluzione sottile e sottintesa di un rapporto a due ormai solido e consolidato da tempo e battaglie.
Dubbi, paure, incertezze e noi che, super partes, ben conosciamo alcuni retroscena, ivi incluso il colpo di scena della 11x01, non possiamo che empatizzare al massimo con loro.
Questo e il finale dell'episodio sono la bella chiave di volta della sceneggiatura di uno scrittore che pare non aver perso il tocco.
Complimenti Chris Carter!

S11E04
Finalmente! Arrivati al quarto episodio di questa nuova stagione, ecco l'episodio "comico".
Metto il termine tra virgolette perché, ovviamente, è sempre riduttivo e quasi inesatto, quando parliamo di X-Files.
Ma chi conosce la serie sa che, nell'arco di 10 stagioni, varie volte ci si è concessi il lusso di un episodio più sopra le righe degli altri, episodi da non prendere sul serio più del solito, dove la logica o la fantascienza lasciavano spesso il passo all'ironia incalzante e alla risata liberatoria.
Perché, ammettiamolo, ogni tanto rilassare il clima, sempre teso e avvincente, è un toccasana per chi realizza e per chi guarda.
(Del resto, è un escamotage ben noto anche a chi segue la serie mistery più longeva di sempre: Supernatural).
Questo episodio, quindi, appartiene a quel filone.
Stavolta ad essere preso di mira è il lato complottista degli X-Flies, quel vedere cospirazioni e manicheismi in ogni dove.
Tutto viene portato all'estremo, in una corsa alla sparata più assurda e destabilizzante, con così tanti riferimenti che ad un certo punto, seriamente, si ride proprio per il disorientamento tra ciò che viene detto e ciò che conosciamo.. o crediamo di conoscere!
Si cita, ovviamente, e si cita la fonte d'ispirazione primigenia della serie, ovvero "Ai confini della realtà".
Partendo da quello, e innestando ricordi assurdi su ricordi astrusi, si finisce per veder passare questi quaranta minuti di episodio davvero in volata, tenuto conto che metà dei quali si svolgono dentro un garage a parlare!
Darin Morgan, che ha firmato la sceneggiatura di alcune delle migliori puntate delle stagioni 2 e 3, torna a bordo, anche come regista, regalandoci l'ennesimo episodio vincente.
La stagione 11 sinora pare non sbagliare un colpo.
Nella prossima puntata, comunque, arriveremo al giro di boa, quindi pronti per qualche rivelazione shock?

X-Files - Stagione 11. Creato da Chris Carter, con David Duchovny e Gillian Anderson.
Distribuito su Fox Italia, canale Sky 112.

DRAGONERO #56 (LE REGINE NERE)
Ci sono albi a fumetti che, talvolta, è quasi inutile commentare.
Per bellezza, forza, impatto sul lettore.
Dragonero #56 è uno di questi albi.
"Le Regine Nere" è il primo tassello di un mosaico che si andrà a comporre nei prossimi mesi.
Un mosaico che cambierà il volto dell'Erondàr per sempre.
"La saga delle Regine Nere" prende il via proprio dalle battute finali del prologo.
Portandoci subito nel cuore di un'azione serrata, senza davvero un attimo di respiro.
Le pagine vengono divorate, le vignette acquistano una frenesia tale da sembrare fotogrammi di un film, come e più di quanto fatto in precedenza.
Si combatte, si corre, si salta, ci si perde tra meandri di totale e terribile bellezza, si rimane affascinati e inquieti al tempo stesso.
Giancarlo Olivares regala a questa serie uno dei suoi massimi picchi espressivi.
Qualitativamente, questo "Le Regine Nere" è degno degli annali.
Stefano Vietti non concede al lettore di chiedersi nulla, imbastisce una sceneggiatura asciutta, essenziale, ricca di dramma.
E quando arriverete alla tavola finale, chiuderete l'albo, allungando la mano per afferrare il successivo, solo per poi rendervi conto mestamente che dovrete attendere sino al prossimo mese per andare avanti con la lettura.
Voto 9!
Le Regine Nere. Scritto da Stefano Vietti e disegnato da Giancarlo Olivares.
Edito da Sergio Bonelli Editore.


DYLAN DOG #377 (NON UMANO)
Continua il telefilm a fumetti di DYD.
Viene qui infatti ripresa quell'idea sotterranea, inserita sin dagli albori del "Nuovo Corso" (ma dobbiamo ancora chiamarlo così, dopo due anni abbondanti?), di dare a questo fumetto una continuity, fatta di frasi e sentimenti, lasciati trapelare tra una situazione e l'altra, tra Dylan e i nuovi personaggi introdotti nella collana.
Idea che, lo ammetto, sulle prime trovava la mia perplessità, ma che ora mi sta pian piano convincendo, come in quei serial crime dove, sul lungo andare, trovi più interessanti le interazioni tra i protagonisti che non il caso in sé, di solito anzi abbastanza prevedibile e non poi così appassionante.
Come in questo "Non Umano".
Di per sé è tutto molto banale, nulla che faccia gridare al miracolo.
Sarà che son cresciuto a pane e gialli, ma non ci vuol molto ad indovinare l'assassino.
Certo, lo scopo intrinseco dell'albo è parlare d'altro, anche se anche da quel punto di vista è tutto sin troppo telefonato.
Come un compito fatto benissimo, ma senz'anima.
Marzano però si concede un bel tocco dovuto, dato l'argomento, andando a ripescare un personaggio apparso in una storia cult del passato.
La pagina finale poi devo dire che ha proprio il sapore del sarcastico colpo di scena in chiusura, tanto caro alla serialità americana.
Bella prova di Camagni alle matite, anche se non proprio eccellente nel tratteggiare con continuità il volto di Dylan.
Da notare il bel rimando a Danny Glover per il volto del vecchio agente di pattuglia.
Voto 7-
Non Umano. Scritto da Giancarlo Marzano e disegnato da Giulio Camagni.
Edito da Sergio Bonelli Editore.


BLACK LIGHTNING (STAGIONE 1 - EPISODIO 1)
C'è un nuovo eroe nel panorama supereroistico televisivo.
Un eroe che, da ieri, troverete settimanalmente su Netflix con un nuovo episodio a poca distanza dagli USA.
Un eroe di colore che, come Luke Cage, si porta dietro tutto un carico di importanti questioni razziali.
Ma se il personaggio Marvel si occupa solamente di una parte della città operando senza costumi o tutine, Jefferson Pierce affronta le bande armate che infestano tutta la sua città fittizia, Freeland, con indosso una sgargiante e pacchiana tutina attillata, nome di battaglia Black Lightning.
Se dovessi rispondere obiettivamente alla classica domanda "Ti è piaciuto?", direi: "Nì!"
Perché non mi ha deluso, ma neanche entusiasmato.
Partiamo dai lati positivi.
In primis, il background. Una città fittizia, come detto, ma con problematiche sin troppo reali che il nostro protagonista affronta quotidianamente come preside di una scuola - esatto, l'alter-ego del nostro Fulmine Nero è quello di preside di una scuola - e come uomo di colore, in una cittadina dove a capo della polizia c'è sì un nero, ma la questione razziale emerge prepotente, con criminalità e opinione pubblica sempre sul piede di guerra.
Un buon terreno fertile su cui costruire qualcosa, insomma.
Per costruire una serie che colpisca oltre il facile obiettivo delle altre serie DC/The CW, ovvero gli adulti, sempre troppo poco propensi a sospendere la loro incredulità, se i protagonisti del serial sono quasi sempre adolescenti.
Anche per questo, infatti, la neonata serie non farà parte, almeno per ora, del cosiddetto "Arrowverso".
In secundis, una bella prova la da il cast. Cress Williams è assolutamente convincente nel ruolo di questo eroe, desideroso di cambiare le cose, ma che, e i flashback ve lo sveleranno, ha appeso il costume al chiodo per il bene della famiglia.
Un uomo maturo, che ogni giorno s'impegna per fare la cosa giusta, ma che per quella stessa famiglia rimette mano allo spandex e si lancia nella lotta.
E qui iniziano però le note dolenti.
Perché tutto funziona, bene o male, qualche eccesso di zelo nel costruire il background di cui sopra, ma perdonabile, del resto parliamo di un pilota.
Tutto funziona, sino a che il Nostro non si mette il costume e a quel punto le note dolenti si fanno sentire tutte.
Improvvisamente, vi rendete conto di quanto sia stato tutto sin troppo telefonato e prevedibile, solo per arrivare al momento clou, ovvero Black Lightning in azione.
Che però è davvero poca cosa.
Incazzato. Nero. 
Ma davvero poca cosa, sopratutto il costume, quasi inguardabile, tolto dall'effetto photoshop dei poster.
Certo, è un episodio pilota, come detto, il primo tassello introduttivo, e non sarà certo la prima o ultima volta che un serial parte banale e scontato, per poi rivelarsi un appuntamento settimanale vincente, capace di attirare il pubblico anche oltre le aspettative iniziali.
I presupposti ci sono, impossibile negarlo.
Vedremo se, nonostante l'orribile tutina, verranno messi a frutto.
Naturalmente, stay tuned perché ne riparleremo!
Black Lightning. Con Cress Williams e China Anne McClain. Distribuito su Netflix Italia.


THE GIFTED (STAGIONE 1)
Chi segue la pagina sa che ho sempre ritenuto la Fox capace di
sfruttare il brand dei Mutanti Marvel.
Un concetto, questo, che ora subirà una necessaria evoluzione, dopo il passaggio di proprietà con Disney, ma è anche vero che la Casa di Topolino sa riconoscere quando qualcosa frutta e viene apprezzata dal pubblico. 
"The Gifted" si pone sulla stessa lunghezza d'onda dei film dedicati agli X-Men e della serie TV "Legion" (della quale attendo con ansia la seconda stagione).
A differenza di quest'ultima, però, qui siamo più dalle parti dei film, un prodotto con chiari intenti commerciali, certo, ma che nasce anche con la volontà di rispettare il materiale originale a cui s'ispira, quel fumetto che dal 1963 continua ad affascinare e appassionare milioni di lettori nel mondo.
Ed è proprio a loro che questa serie si rivolge.
Difatti, "The Gifted" punta subito l'obiettivo di collocarsi nello stesso universo narrativo mostratoci nei film (idealmente siamo in una zona d'ombra tra "X-Men - Conflitto Finale" e "X-Men - Giorni di Futuro Passato) e da questa base imbastire un racconto che rispecchia i tanti elementi che hanno garantito sino ad oggi il grande successo dei Mutanti.
Il senso di gruppo, il senso d'incomprensione, il senso di appartenenza a qualcosa che ridefinisca i limitati confini del termine "famiglia", la paura, l'intolleranza, la lotta, la volontà di lottare per cosa è giusto.
Il tutto naturalmente condito da abbondanti effetti speciali e scene d'azione spettacolari, frutto di un bell'investimento produttivo, che non dico non si sia badato a spese, ma di sicuro ci si è impegnati per consegnare qualcosa di coerente e ben fatto, soprattutto nel casting.
Perché, e chi segue i fumetti e i film lo sa, questa serie ha avuto la lungimiranza di mostrarci personaggi iconici, sinora rimasti nascosti sul grande schermo, per un motivo o per l'altro.
Vorrei nominarli tutti, ma ad un certo punto, peccherei di spoiler (vista una certa rivelazione in una delle puntate finali), quindi mi limiterò a puntare il riflettore sulla splendida protagonista che vedete in foto.
Emma Dumont, non mi limiterò mai abbastanza nel dirlo, è la Polaris perfetta, la Lorna Dane che abbiamo sempre sperato di vedere. Intensa, assolutamente efficace nei panni della Mutante combattiva, fiera ma anche su un pericoloso filo di lana tra giusto e sbagliato, tra istinto e ragione.
Magnetica, è proprio il caso di dirlo!
Se devo muovere una critica, è solo per il piccolo inciampo nel corpo centrale di episodi, dove per tre/quattro puntate, dopo l'ottima spinta iniziale, la serie sembra arenarsi in un ripetere di situazioni sempre essenzialmente uguali.
Certo, l'ottima caratterizzazione in crescendo dei personaggi ha aiutato a sorreggere il discorso sino al fuoco di fila di colpi di scena e rivelazioni della parte finale di stagione, ma in questi tempi in cui l'attenzione del pubblico è estremamente volatile e volubile, si tratta di qualcosa su cui mettere sull'avviso.
A parte questo, comunque, una prima stagione promossa a pieni voti, divertente, appassionante e degna di essere celebrata da tutti gli X-Fan. 
Un prodotto televisivo puro, d'evasione, che non vuole far riflettere, oppure sì, ma in maniera invisibile, sottile, sotto pelle.
Perché certe questioni, certi razzismi, certe irrazionali paure del diverso, di ciò che non comprendiamo, sono costantemente intorno a noi, con un campanello d'allarme sempre acceso.
Forse è proprio per questo che il racconto degli X-Men e dei Mutanti continua ad interessarci e a colpirci.
Perché richiamano a qualcosa che va oltre le pagine di un fumetto o le esplosive scene d'azione di un film.
Richiamano al nostro presente, a ciò che ci circonda.
Ma sto tergiversando.
In fondo, sto solo parlando di una serie con tizi coi poteri, mica di qualcosa da prendere troppo sul serio, no?
The Gifted. Creata da Matt Nix, con Stephen Moyer, Amy Acker, Emma Dumont.
Distribuito su Fox Italia, canale Sky 112


VALERIAN E LA CITTA' DEI MILLE PIANETI
C’è una cosa che appare lampante guardando “Valerian e la città dei mille pianeti”.
Che Luc Besson si è divertito maledettamente tanto nel realizzarlo.
Non ha badato a spese, e parlo più che di budget, in termini di fantasia ed idee proposte.
Lasciate perdere per qualche secondo i discorsi sulla fedeltà al fumetto originale di Pierre Christin eJean-Claude Mézières oppure i quanto mai sterili confronti con i lavori precedenti del regista.
Quello che dovete fare con questo film è lasciarvi guidare in una corsa pazza e divertente in una galassia davvero lontana lontana, dove nessun umano era mai giunto prima.
C’è tanto Cinema in questo film, inteso come capacità di dare corpo ai sogni e alle visioni.
Visioni che Besson porta sullo schermo con efficacia, con trasporto, senza lasciare per un attimo allo spettatore il tempo di pensare, neanche quello di sospendere la sua incredulità.
Ed io da spettatore lo ringrazio vivamente per questo.
Non è tanto questione di forma, quando di contenuto e Besson ha dato il via a qualcosa che merita di tornare e di colpirci ancora, con nuove storie ed avventure.
Quello che ha poi alimentato il mio entusiasmo è stato poi scoprire quanto mi sbagliavo sul cast: Dane Deehan e Cara Delevingne mi hanno stupito appieno. Sulla carta non pensavo, ma sullo schermo riescono perfettamente a trasmettere un affiatamento e una tensione sessuale e sentimentale notevole, coinvolgendo l’attenzione e l’affetto del pubblico in poche battute.
Per tutti quelli che poi in queste visioni di Besson vi ravvisano influenze e addirittura dei plagi, dico solo che mi spiace per loro, davvero tanto.
Perché, oltre ogni cosa, hanno perso la capacità di sognare e di vedere attraverso gli occhi della Fantasia.
Non si tratta di crescere o di sentirsi dei Peter Pan.
Si tratta di lasciarsi andare e volare a rotta di collo in un pozzo ribollente di ogni cosa in un ogni dove mai così spettacolare.
Il mio voto è un 8 pieno, sentito e caloroso.
Un film che consiglio a chi ama la fantascienza classica e ama divertirsi.
Per tutti gli altri, consiglio un canale di news H24.
Valerian e la città dei mille pianeti. Con Dane Deehan e Cara Delevingne. Diretto da Luc Besson.


MARVEL'S RUNAWAYS (STAGIONE 1)
Questo è in realtà più che altro un "update" di una precedente recensione.
Se ricordate, infatti, già vi avevo parlato di questo telefilm a metà della sua corsa (qui, per la precisione).
Allora diedi un parere positivo che qui mi sento totalmente di confermare.
"Marvel's Runaways", proposta dalla piattaforma Hulu e questa settimana giunta al season finale, è una serie TV giovane, fresca e costruita benissimo, sia per i neofiti sia per chi conosce già la banda di giovani eroi dalle pagine del fumetto omonimo.
Da questo punto di vista è assolutamente interessante notare come, proprio partendo dalla pagina scritta, si sia voluto rendere onore ai protagonisti riportandoli esattamente sullo schermo.
Fattore evidenziato già nel mio primo commento e che il corso della storia non ha fatto che rendere ancora più chiaro.
Anzi, è praticamente l'unico solo perno di congiunzione col fumetto, dato che, intorno a questo gruppo di eroi, ruota tutto un mondo completamente inedito rispetto all'originale.
Alex, Nico e la banda sono rimasti loro stessi (pur con minime variazioni), a cambiare, e rendere così appetibile il serial anche a chi ha sempre seguito le loro avventure sulla carta stampata, è tutto il resto, sin dalle figure dei genitori.
Loro subiscono l'evoluzione più grande di tutte, ritrovandosi con un tale stravolgimento di caratteri da creare la più grossa spaccatura. Dopo alcune iniziali battute, la serie TV prende difatti talmente tante direzioni diverse che ormai vive di assoluta vita propria, seguendo una strada davvero inedita.
Certo, alcune cose suonano forzate o chiedono allo spettatore di far fare un profondo respiro alla propria sospensione dell'incredulità, perché parliamo sì di un telefilm con un velociraptor femmina nel cast, ma al tempo stesso è tutto fondato su delle figure che più umane non si può.
E questo è forse il vero punto di forza della serie, aver rispettato le sfaccettature di un fumetto che non si basava solamente sulla fantasia e sui poteri, qui anzi quasi assenti.
Dico quasi, perché non voglio peccare di spoiler, ma voglio anche rassicurare chi si aspetta un minimo di spettacolarità.
Una prima stagione quindi che passa l'esame, e a quanto pare non sono l'unico a pensarla così, dato che lo scorso 8 gennaio la serie è stata rinnovata.
Se siete affamati di fantasia e buone storie, questa serie merita davvero la sua coraggiosa possibilità di conquistarvi!
PS: non vi dirò in quale episodio per non rovinarvi la sorpresa, ma fate bene attenzione, perché un certo vecchietto, noto per i suoi cameo nei film Marvel, potrebbe far capolino anche qui!
Marvel's Runaways. Con  Rhenzy Feliz, James Marsters, Lyrica Okano.



BLADE OF THE IMMORTAL - L'IMMORTALE
Ho voluto rivedere per due volte questo film di Takashi Miike prima di recensirlo.
100° pellicola del regista, noto per il suo prolifico e particolare stile, il film è la trasposizione live action del manga "Blade of the Immortal" di Hiroaki Samura, presentato da noi per il catalogo Planet Manga come "L'immortale".
Perché vederlo due volte prima di formulare un parere, direte voi.
Perché di primo impatto mi sarei sentito di dargli una risicata sufficienza.
Takashi Miike ha sempre dato sfoggio di uno stile grottesco, che non lesina sul gore e su ciò che la macchina da presa può catturare. Il manga originale del resto è violento e non si è mai posto il problema di colpire il lettore con sequenze di pura e immaginifica violenza.
Quindi era logico aspettarsi che l'incontro di questi due stilemi potesse regalarci uno spettacolo di rara eccellenza.
Partendo da questa prospettiva, però, si rimane forzatamente delusi. Miike ci consegna due ore e venti di duelli, scontri e azione sempre con un freno a mano tirato, senza mai osare quanto e come già sperimentato in altre sue opere precedenti.
Persino il suo "13 assassini" dimostrava un coraggio, gestito con invidiabile naturalezza, che qui non sono riuscito a riscontrare.
Ma, come spesso accade, l'iniziale impatto lascia tracce di un marcato dubbio.
Così, dopo alcuni giorni, a mente più conscia, ho voluto rivedere la pellicola, disponibile su Netflix come Original Movie (e già presentata fuori concorso allo scorso Festival di Cannes).
Trovandomi di fronte a quelli che prima ho visto come difetti, rivalutandoli ora come pregi.
Miike ha voluto infatti tirare il freno solo in apparenza.
In realtà, il suo solito eccesso cinematografico è presente nella sontuosa messa in scena, dove ogni particolare risponde ad un preciso ordine di magnificenza.
Le interpretazioni, i costumi, le scene d'azione sono cesellate di tradizione mista a modernità d'insieme.
Il film è tratto da un manga e come un artista al tavolo da disegno, Miike ha limato ogni scena, ogni inquadratura, per equilibrare la ricerca di spettacolarità con il giusto rappresentare dei caratteri sul palco.
Dico palco perché i toni di alcuni dialoghi, di alcune introspezioni richiamano fortemente il teatro, più che una empirica pellicola action, che qui risulta mai vuota e di contro mai noiosa.
Non ci si è accontentati di mostrare una semplice rappresentazione di un fumetto, ma si è voluto consegnare un'opera di stampo personale, pur non rinnegando la fonte originale, dimostrando ancora una volta la grandezza del regista.
Il cast è assolutamente efficace ed in parte, dimostrando un cast attento ed oculato. Consiglio difatti, premettendo ogni rispetto per il più che buono doppiaggio italiano, di guardarlo in lingua originale coi sottotitoli. Ne avrete un'esperienza dalla forza praticamente raddoppiata.
Un film che consiglio, quindi, di cuore e di mente.
Se avete Netflix è assolutamente da avere nella lista dei "Da Vedere", tra le migliori proposte inedite sulla piattaforma.
Il film numero 100 di Takashi Miike è anche la sua opera più elegante, di quelle difficili da ignorare.
Voto 9
Blade of The Immortal - L'Immortale. Con Takuya Kimura e Hana Sugisaki. Diretto da Takashi Miike. Distribuito su Netflix Italia


Per questo giro è tutto. Appuntamento alla prossima settimana con un nuovo "Best Of"!
Se poi volete essere sempre aggiornati sulle novità del mondo Nerd e leggere le #ReceVeloce in presa diretta, non avete che da andare su:

oppure

Vi aspetto!!

Commenti

Post più popolari