RE-VISIONE: BIRDS OF PREY (e la Fantasmagorica Rinascita di Harley Quinn)


Ok, "Birds of Prey" non è un Capolavoro... E quindi?
Me lo sono chiesto spesso, in questi ultimi due giorni post visione al cinema, mentre pensavo a come buttare giù queste due righe sul film.
"Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)" è un tentativo, imperfetto ma divertente, di fare del solo intrettenimento per un paio di sane ore, sfruttando a dovere quello che forse era l'unico elemento indovinato del "Suicide Squad" di David Ayer, ovvero Margot Robbie come Harley Quinn.
Dopo un deciso (e doveroso) cambio di costume e di vita, la Nostra, mollata dal Joker, deve reinventarsi, capire chi è e cosa vuole e sopratutto riuscire a scamparla da tutti i malviventi che vogliono la sua pelle!
Perché finché sei la protetta di Mr. J hai un salvacondotto non negoziabile, ma una volta che sei fuori dalla sua ombra, ecco che cominciano i guai, che nel film di Cathy Yan hanno il volto piacione di Ewan McGregor.
Mi levo subito il dente: il suo "Black Mask" è la cosa migliore del film, che sulle prime lo prendi per un criminale un po' pazzo, poi capisci che male andando è un tantinello bipolare, e verso il finale scopri che è proprio un perverso figlio di buona donna, misogino, paranoide e lievemente schizofrenico.
Il che è un poco un controsenso, che sia lui la cosa migliore del film, visto il cast tutto al femminile di protagoniste, eppure lo ha un senso.
Perché Roman Sionis incarna in un solo uomo tutte le nefandezze possibili, tutto il marcio dei maschi gothamiti, dove, sul serio, non se ne salva uno manco per scherzo, dove tutti, anche il meno sospettabile, sono pronti a tradire, soverchiare, non avere rispetto alcuno, e così tocca andarselo a prendere.
McGregor gigioneggia, si lascia andare e si diverte, proprio come dovrebbe fare il pubblico, senza stare ad analizzare ogni scena alla ricerca di quel difetto di progettazione, che comunque c'è ma non è poi punto totalmente a sfavore.

In primis, venire dopo i due "Deadpool" della concorrenza non ha di certo aiutato, anche se per paradosso è stato il motivo grazie al quale la produzione e Margot Robbie sono riusciti a convincere la Warner della validità del PG-13.
Rating che ha reso il film come doveva essere: violento, scatenato, spaccaossa, scurrile e senza problemi di sorta a mostrare la sua eroina fare uso di droghe o parlare apertamente della sua sessualità.
Sostituite i Chimichangas con un Hamburger all'uovo, aggiungeteci una iena di nome Bruce, e una quarta parete che a furia di sfondarla è praticamente ridotta ad un calcinaccio, una colonna sonora ad hoc ed è praticamente fatta.
La trama è di suo poca cosa, se vogliamo.
Riguarda un diamante da recuperare, una ragazzina da trovare, il tutto dovendo giustificare, ad una certa, come una giustiziera senza nome con la balestra, una poliziotta tosta che parla come nei polizieschi Anni '80, una cantante di piano bar e una sciroccata col martello finiscono per riunirsi e menare giù duro.
E la sceneggiatura di Christina Hodson ci riesce bene, con furbizia, senza perdere in ritmo, tra andirivieni temporali, piccoli spiegoni e strizzatine d'occhio.
(e le citazioni, non dimentichiamo le citazioni!)
Peccando solo, ed è forse l'unico vero difetto che sa più che altro di rammarico, nello scarso minutaggio concesso alla Girl-Gang.
Harley Quinn ruba infatti tutto l'ossigeno, lasciando poco spazio alle altre eroine, che però sanno lo stesso imporsi al favore del pubblico.
Forse anche più della stessa titolare, perché invece che una Margot Robbie a briglia sciolta, quelle che mi porto nel cuoricino sono la Canary di Jurnee Smollett-Bell, che sa fare davvero male (commento questo a più interpretazioni e livelli) e la Cacciatrice di Mary Elizabeth Winstead, attrice che amo sempre ritrovare e che odio non vedere più spesso, capace con le sue poche battute di strapparmi la risata.

Nel sequel, se arriverà (sai mai come possa andare al boxoffice, alla fine), il gruppo avrà più spazio, insieme e non solo grazie all'Arlecchina.
C'è poi tutto il discorso, sotterraneo ma che arriva deciso, dell'emancipazione, della donna che esiste come tale e non in funzione del'uomo con cui decide di accompagnarsi e della forza potente di un genere, quello femminile, ancora troppo sottovalutato.
Concetti che alle volte dimentichi quanto purtroppo vadano ancora reiterati, e che, nel caso di "Birds of Prey", si amalgamano bene all'intrattenimento generale della pellicola e veicolano un messaggio che arriva a chi deve.
Ma torniamo al punto iniziale: "Birds of Prey" non è un Capolavoro, ma diverte, non lascia insoddisfatti se si entra in sala consci di cosa si sta andando a vedere, e fa addirittura sperare come detto prima nel sequel.
Suggerisce anche una decisa voglia di tornarci in questa Gotham, urbana, sporca, caciarona e fuori di testa, quando Harley/Margot cambierà pelle per la terza volta e con un altro anfitrione, James Gunn, e la sua "Squadra Suicida".
Non è un Capolavoro.. e se fotte altamente di esserlo!
(ah, ovviamente non alzatevi prima della fine dei titoli di coda!)

PS: un consiglio per ritrovare la stessa atmosfera "per adulti" del film, con qualche doppiosenso e schizzo di sangue in più.
Recuperate la serie animata di Harley attualmente in onda su DC Universe. Tutto il dissacrante del film, ma unito a quello che solo i cartoni animati possono fare!

BIRDS OF PREY
Diretto da Cathy Yan.
Con: Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead, Jurnee Smollett-Bell, Rosie Perez, Ewan McGregor e Chris Messina.

Vi ricordo che i profili principali de IL NERDASTRO, con le news, le curiosità e le facezie, sono sempre sempre quelli social di Facebook e Twitter (e a cui durante l'anno si è pure aggiunto Instagram, seppur ancora in rodaggio), ma le recensioni, quelle lunghe, quelle corpose, quelle con qualcosa da dire come in questo caso, saranno nuovamente anche sul blog!

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