RE-VISIONE - Ready Player One


Ah, l'Amore Nerd.
Da non confondersi con quello romantico declinato da tanti cantautori, l'Amore Nerd è da intendersi come quella sottile, potente, mai effimera, scossa alla corteccia prefrontale che ti coglie quando, se sei appunto un Nerd consapevole di esserlo, ti trovi davanti ad un colpo di fulmine intellettuale.
Non importa se parliamo di un Fumetto, di un Videogame, di un Film o di un dato personaggio di una Serie TV.
Nel momento in cui scatta l'Amore Nerd, senti la tua passione che si rinnova, senti che ancora una volta un medium riesce a colpirti, a coinvolgere la tua anima in modo nuovo, esplosivo, unico.
Come appunto un colpo di fulmine.
L'Amore Nerd è poligamo, non concepisce tradimento, ma anzi evolve, accresce il desiderio e porta a numerosi altri innamoramenti istantanei e duraturi.

Il perché di questa particolare disamina, direte voi.
Presto detto: Ready Player One di Steven Spielberg doveva essere la celebrazione dell'Amore Nerd.
La summa dei tanti colpi di fulmine occorsi ad una generazione di Nerd nell'arco di tre decenni, riversati in una pellicola che li esaltasse, li mischiasse, li facesse conflagrare in un omaggio destinato a fare epoca, ad essere colpo di fulmine esso stesso e, non ultimo a tracciare una linea di demarcazione tra ciò che è stato e ciò che sarà nella Cultura Pop.
Doveva.
Perché quello che ho visto, nel buio di una sala, non è un film, non è una celebrazione, ma bensì un paradosso lungo due ore e un quarto.
Un paradosso, per sua stessa definizione, è qualcosa che è ma non è al medesimo tempo.


Ready Player One (da qui in avanti abbreviato in RPO) è un film anni '80 in tutto e per tutto.
Personaggi, cliché narrativi, quella fantascienza un poco ingenua e senza apparente costrutto logico, figlia della sospensione forzata dell'incredulità, lieto fine con morale facile e redenzione incluse, classico racconto di formazione per ragazzi che finisce come ci si aspetta, senza sbavatura alcuna.
Niente di mai visto o comunque con un pizzico di originalità.
Se RPO fosse uscito nel 1984 oggi staremmo a parlarne con sguardo sognante e a lanciare Osanna ad una qualche casa di produzione per averlo restaurato in alta definizione.
Ma, ed eccoci al primo paradosso, senza gli anni '80/'90 questo film non esisterebbe nemmeno, dato che la quasi totalità di quello che si vede, tra primo piano e sfondo, è un mosaico di tutta la pop culture possibile e ricordabile, unico motivo per vederlo sul grande schermo.

RPO è un film di Steven Spielberg, la locandina e il marketing ce l'hanno detto in ogni modo.
E sicuramente l'apporto di Spielberg alla produzione della pellicola si sente tutto.
Solo lui, dall'alto della sua torre, poteva riuscire, con apparente facilità, a richiamare brand, unire le concorrenze ed ottenere le licenze necessarie a far apparire così tanti personaggi e omaggi nella pellicola. Senza dimenticare quelle che gli appartengono direttamente.
(D'altronde, l'unica bellezza del romanzo di Ernest Cline da cui è tratto, è proprio quella)
Ma, ed è qui che sta il secondo paradosso, Spielberg è anche un Maestro, nel senso che dalla sua filmografia si è generata una generazione di nuovi registi, di nuovi nomi che hanno appreso da lui, hanno imparato da lui e sono pronti a portare avanti la sua lezione.
La verità è che uno qualsiasi di questi registi, parlo di quelli capaci ovvio, poteva dirigere questa pellicola ed ottenere lo stesso identico risultato.
Non c'è un guizzo alcuno, non c'è mai la zampata caratteristica di questo grande regista.
A parte una scena, che possiamo considerare la variante impazzita dell'equazione.


RPO è in sostanza un guazzabuglio di cose, ma che rimangono per la maggior parte sullo sfondo.
RPO è la celebrazione della Pop Culture.
Ma, e arriviamo così al terzo paradosso, non celebra poi così tanto, anzi lascia molto all'intenzione.
Il punto è che, penso di parlare per molti all'ascolto, la Fantasia di un Nerd corre molto più veloce di quanto possa sembrare.
Il punto è che questo film mette in scena tanti personaggi, tanti omaggi, ma lasciandoli praticamente tutti in secondo piano, senza interazione alcuna tra loro.
Insomma, questo film avrebbe potuto e dovuto mostrarci sul grande schermo quello che nelle nostre menti fantasiose, da eterni Peter Pan, abbiamo sempre solo sognato.
Ovvero vedere agire di concerto questo e quell'eroe, diversissimi certo, talmente tanto che è solo puro desiderio vederli assieme, e ora eccoli lì, in tutta la loro iconoclasta gloria, unirsi, parlare, combattere, mescolarsi in un nuovo melting pot nerd.
Invece nulla.
Tranne alcuni sparuti casi, infatti, questo non avviene.
Tutto si riduce ad un enorme, orgiastico, "Dov'è Wally?" in cui, nella frazione di un battito di ciglia, forse meno, li vedi passare sullo schermo e il tuo cervello quasi non fa in tempo a registrarli.
Robocop, Marvin il Marziano, Hello Kitty, Batgirl, le TMNT, Spawn, Jason Voorhees, Lara Croft sono solo alcuni delle miriadi di personaggi che appariranno per mezzo secondo scarso.
Stesso discorso per veicoli, loghi e tanto altro.
Un totale spreco di possibilità, che toglie al film forza e divertimento.
So bene, certo, che non si poteva impiegarli funzionalmente tutti, qualcuno doveva sacrificarsi, ma è anche vero che così facendo, per non far torto a nessuno, si è ridotto tutto ad un mero esercizio di stile, buono solo a vendere i Blu-Ray per mettersi a riguardare il film col fermo immagine, fotogramma per fotogramma, e riuscire così a vederli tutti.
La scena della battaglia finale, in questo senso, sarebbe potuta essere di una epicità senza pari, di quelle che vorresti non smettere mai di guardare, col fiato sospeso e gli occhi spalancati.
A parte una scena, sempre la stessa, che ancora una volta è la variante impazzita dell'equazione.

Arrivati a questo punto, penserete che il film non mi sia piaciuto.
Qui risiede il quarto paradosso.
Perché in realtà il film mi è piaciuto, in senso pratico.
Diverte il giusto, non annoia mai, si lascia guardare volentieri e il cast è assolutamente in parte, azzeccato, bravissimo a dare spessore a ruoli decisamente monodimensionali (felice soprattutto per la bella e brava Olivia Cooke, che ottiene qui il suo primo ruolo di grandezza, dopo tante parti da "scream queen" al cinema e in TV).
Ma al tempo stesso non mi ha emozionato, non mi ha fatto "innamorare" di sé.
Pensavo di uscire dalla sala entusiasta, pronto a correre a proclamare il verbo di RPO per le strade e le piazze, costringendo tutti a provare quel colpo di fulmine.
Invece niente, nessun brivido, nessuna eccitazione.
Solo tanto rumore, solo tanto fracasso visivo, abbastanza vuoto.
Piaciuto come film di cassetta, come film di intrattenimento.
Ma abbastanza deluso dal capolavoro che mi è stato promesso e non consegnato.
A parte, indovinate un po', la solita scena, perfetta essenza di quello che avrei voluto.


Il punto di questa scena è che non posso parlarvene senza fare spoiler, senza levarvi il piacere di scoprirla da voi al cinema.
Ma se proprio siete rosi dalla curiosità, ve ne parlo con dovizia in fondo all'articolo, dopo i "titoli di coda" con i link ai profili social de "Il Nerdastro".
Invece, per tutti quelli che non amano lo spoiler, vado ora a declinare le battute finali di questa recensione personalissima.
Una recensione di un Nerd(astro) deluso, che pensava di scrivere entusiasta di un film che ancora una volta, in maniera ancora più devastante, gli aveva rubato il cuore, facendolo volare sulle ali di una passione sempre provata, mai domata e eternamente celebrata.
Ma la dura realtà (non triste, parliamo pur sempre di un film. Ad intristirci ci pensa il mondo là fuori) è che RPO è un film come tanti altri, una buona zuppa, anzi un buon minestrone del discount, ma venduto con una bellissima confezione, di quelle che, passando davanti agli scaffali, finisce per catturarti l'attenzione, facendotela mettere con confidenza nel carrello.
Ma arrivati a casa, scaldata e mangiata, non differisce da quella di un'altra marca, svolge il suo compito, ti riempie la pancia, ma senza quell'esplosione di gusto che sconvolge il palato, come promesso dallo strillone sul barattolo.
Una metafora culinaria che potreste tradurre così: RPO ha bellissimi effetti speciali, una grafica degna del miglior videogioco next-gen, un ottimo cast di attori e un grande nome in cabina di regia, ma alla sostanza è solo un film di passaggio, il flirt di un momento, di sicuro non un Amore Nerd destinato a durare nel tempo con un matrimonio felice.
A parte, esatto, una sola incredibile scena!
Voto 8

READY PLAYER ONE
Un film di Steven Spielber.
Distribuito da Warner Bros. Pictures.
Con Tye Sheridan, Olivia Cooke, Ben Mendelsonhn, Simon Pegg.


Il Nerdastro lo trovate su:

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Vi aspetto!!


LA SCENA CHE VALE TUTTO "READY PLAYER ONE"
Se siete arrivati sin qui e siete sicuri di volere lo spoiler e una spiegazione del perché questa sia l'unica scena per cui valga la pena di vedere Ready Player One, benvenuti.
A tutti gli altri... beh, io vi ho avvertiti!
La trama si sviluppa intorno al completamento di tre diverse sfide, atte a celebrare la vita dell'inventore di "Oasis" (la piattaforma virtuale su cui si svolge tutto) e a stabilire chi sarà l'erede di cotanto impero multimilionario.
La seconda di queste sfide è interamente ambientata dentro un film di culto, ovvero Shining di Stanley Kubrick.
Ma, ed è qui che sta la bellezza stupefacente, Spielberg non si è limitato a far girare gli attori all'interno di fondali riproducenti i corridoi dell'hotel, ma ha giocato con il film stesso, con i suoi punti di forza e con le sue scene memorabili.
Ha utilizzato Shining come fosse argilla pura per creare qualcosa di unico, senza lasciare nulla al caso, riportando fedelmente persino la grana della pellicola originale e il ritmo sincopato.
Ha fatto diventare l'Overlook Hotel qualcosa di più di un giro in un virtuale castello degli orrori del Luna Park.
Ha sfruttato il Mito, portandolo giù dal piedistallo e mettendolo allo stesso livello degli spettatori.
Ha insomma svolto il suo ruolo di demiurgo del cinema fantastico.
Una corsa pazza di dieci minuti, dove tutto è sia riprodotto fedelmente che stravolto.
L'ennesimo paradosso, ma stavolta perfetto.
Perfetto come avrei voluto fosse la totalità del film.
Un gioco delle parti, un miscuglio di sensazioni e di idee, una celebrazione irriverente ma carica di sincero affetto e afflato verso qualcosa di tanto amato.
Guardare e riguardare questa scena, mettendola a confronto con la pochezza dimostrata in altri punti del film, fa capire ancora di più la mia personale delusione.
Se tutto RPO fosse stato come quei dieci minuti del livello Shining la recensione che avete letto sarebbe stata ben diversa, credetemi!

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